Ivana Fernetti

È diventata pasticciera per caso, anzi per amore, perché il suo fidanzato poi marito era pasticciere. Poi è diventata una maestra nella sua arte artigiana, titolare di locali di successo insieme alla sua famiglia, infine l’imprenditrice che insieme all’allora presidente della Camera di commercio, Giuseppe Flamini, è riuscita a fare assegnare al pampepato di Terni la certificazione Igp, Indicazione geografica protetta, che ha permesso alle aziende del territorio di esportare in tutta Italia e all’estero il dolce tradizionale ternano incrementando così i rispettivi fatturati.

Oggi, a 62 anni, Ivana Fernetti si gode il meritato successo, la famiglia, nel tempo libero la passione per i cavalli e continua a lavorare. Originaria di Spoleto, si fidanza quando frequentava le superiori a Terni con Enrico Marchetti, al tempo giovane pasticciere della pasticceria Tini di via Medici. 

“Il pomeriggio frequentavo – racconta – la pasticceria. Ero diventata amica del titolare, Luciano Tini, e dei suoi figli. Stavamo sempre insieme. Un tempo gli artigiani erano diversi; coinvolgevano i dipendenti e le loro famiglie. Il mio fidanzato lavorava lì e se c’era un lavoro particolare o un catering andavo a dargli una mano. Intanto imparavo un po’ di mestiere”. Si sposano giovanissimi nel 1980; nasce la figlia Elena. Intanto Enrico Marchetti è diventato il pasticciere di punta di Tini, esperto in qualsiasi tipo di lavorazione.

Passano una decina di anni; la figlia cresce. Ivana scalpita perché vuole fare un salto.

“Ero una ragazza ambiziosa, – racconta Ivana Fernetti – spingevo mio marito per avere una pasticceria nostra, per l’indipendenza. Venni a sapere che il panificio Giulivi di Campomicciolo aveva un laboratorio di pasticceria sotto il forno inattivo. Parlammo con il titolare, Adriano Giulivi, che ci fece una buona proposta per il canone e cosi aprimmo a Campomicciolo un laboratorio per conto nostro: solo produzione per altri, nessuna vendita diretta al pubblico”.

La storia di Ivana Fernetti e di Enrico Marchetti è fatta di lavoro, determinazione, capacità ma anche di grande solidarietà fra artigiani. “Adriano Giulivi – racconta ancora – ci ha dato una grossa mano per partire. Quando la mattina portava il pane ai bar e ai negozi di generi alimentari proponeva anche un cabaret dei nostri dolci. 

È così che abbiamo costruito la prima rete di clienti, una sessantina di forniture, che ci ha permesso di assumere i primi dipendenti; dopo pochi mesi eravamo diventati in sei”.  

Lavoro, successo, ma anche sacrifici: “Stavamo giorno e notte dentro il laboratorio, a volte ci dormivano anche, orari assurdi. Al tempo abitavamo a Borgo Bovio, per fortuna la scuola era davanti alla casa per cui mia figlia era autonoma. Un giorno Marco Giulivi, il figlio del titolare del panificio, preoccupato perché non eravamo andati al lavoro ci viene a cercare a Borgo Bovio con lo scooter. Ci ha trovato che dormivamo in macchina, con il motore acceso, a pochi metri da casa. Ci eravamo addormentati di botto tanta era la stanchezza. Qualche volta alle sette del mattino, dopo una notte di lavoro, tiravamo la pasta e ci facevamo le ciriole alla ternana. A raccontarla oggi è eroica e dà soddisfazione, ma quanta fatica”. 

Ivana tira la testa indietro e guarda al passato. “Nel giro di un anno – ricorda – avevamo tanti clienti da fornire, sessanta/ottanta, consegnavamo i nostri prodotti fino a Macenano in Valnerina, a Colli sul Velino, a Stroncone e a Narni, oltre a quelli di Terni. Eravamo in tre a fare le consegne con i furgoni, io e due dipendenti”.

A questo punto una nuova svolta. “Un barista esperto di Terni – ricorda – un giorno mi suggerisce, Perché non aprite un bar per conto vostro? Vi do una mano. Io e mio marito ci pensammo e alla fine decidemmo che eravamo pronti per questo salto di qualità. Perlustrando il centro storico trovammo un locale, ad angolo tra via Primo Maggio e via Massarucci, che sembrava fare al caso nostro. Nelle vicinanze erano tanti gli ambienti frequentati da giovani possibili clienti: l’elementare Anita Garibaldi, la media Leonardo Da Vinci, i licei e la chiesa di San Francesco con il suo oratorio. Le licenze del locale erano di proprietà della famiglia Visaggio, acquistate per aprirci un nuovo negozio di abbigliamento. Rinunciarono al loro progetto e le vendettero a noi. A giugno del 1994 aprimmo il nostro primo punto vendita”.

La partenza della pasticceria Marchetti di via I Maggio è bruciante. “Abbiamo avuto un’esplosione di clienti, – ricorda – la domenica eravamo in sei a turno a lavorare, servivamo fino a 1500 paste. Caffetteria, pasticceria, aperitivi. Tirava tutto”. 

A questo punto s’impone un nuovo investimento.

“Il laboratorio di Campomicciolo – spiega l’imprenditrice –  era diventato stretto. Iniziammo a cercarne uno più grande da acquistare. Lo trovammo nel 1997 a Cesure, in viale Rossini. C’era al tempo una pasticceria/gelateria molto affermata, Cinzia, che era il locale dove d’estate i ternani andavano a prendersi il gelato, molto buono, per stare un po’ al fresco. Era un bel locale con uno spazio esterno e un laboratorio interno molto grande. I proprietari avevano deciso di lasciare”. Una nuova scelta vincente. “L’inaugurazione – ricorda – fu strepitosa, rimasta nella storia del quartiere Cesure. Offrimmo per tutta la giornata un ricco buffet di piccola pasticceria sia dolce che salata, gelato e rose rosse per le donne. Era un sabato. Fu l’inizio di un grande successo. Di settimana in settimana raddoppiavamo i clienti; eravamo impreparati a gestire questo successo per cui fummo costretti a lasciare circa metà delle forniture. Anche una parte dei clienti del centro la sera saliva a Cesure a prendersi il gelato e a godersi il fresco”. “Nel 2003 – prosegue – abbiamo ristrutturato il locale e nel 2005 abbiamo acquistato tutta la palazzina. Il successo del locale è dovuto anche a barman d’eccezione come Sergio Vetturini e Raffaele De Luca, eleganti e signorili. Mi hanno sempre trattato come fossi una diva e mi hanno aiutato ad avviare il locale. Devo molta gratitudine anche alla signora Adriana Giontella, barista di grande esperienza, che ha affiancato mio fratello Gianluca e mia figlia Elena insegnandogli tutti i segreti della caffetteria”.

Sono i giorni di San Valentino e la pasticceria Marchetti di viale Rossini è addobbata per l’evento; ci sono cuori rossi dappertutto. “Ho creato – spiega – un dolce per San Valentino, la Perla di San Valentino, lievitazione soffice, ripieno di una crema molto aromatizzata, con almeno dieci diverse varianti, che produciamo tutto l’anno”.

Il pampepato con il suo IGP è un altro degli obiettivi centrati da Ivana Fernetti.

“Ho sempre creduto – dice – nei dolci della tradizione locale. Insieme ad un’altra pasticciera, Marisa Fittuccia, provammo tramite un consorzio di aziende del territorio a promuovere e vendere il nostro pampepato fuori dai confini della città. Purtroppo l’impresa non andò a buon fine e il consorzio venne sciolto. Alla cena di Natale del 2016 di Confartigianato il presidente Giuseppe Flamini, già al vertice della Camera di Commercio di Terni, mi invitò a riprovarci. Ora l’obiettivo era diverso e anche più ambizioso: tentare di prendere il marchio IGP (Indicazione geografica protetta ndr). Riuscii a mettere insieme circa quaranta aziende tra pasticcerie e panificatori, che si accordarono sulla ricetta e sul metodo di produzione stilando quel disciplinare che attualmente è rispettato per la produzione del pampepato di Terni IGP. Il consorzio si è costituito nel 2017. L’Igp ci è stato concesso nel 2020. Ad oggi le 13 aziende certificate IGP che ne fanno parte hanno aumentato il fatturato esportando il prodotto sia in Italia che all’estero. Abbiamo organizzato fiere e gemellaggi; quest’anno, grazie a Confartigianato, abbiamo organizzato l’evento Sweet pampepato che è stato un grande successo e che replicheremo nel 2025. In Italia solo 6 dolci hanno l’Igp; sono fiduciosa, le prospettive di crescita della produzione sono buone”. 

Ivana Fernetti nel corso della sua lunga stagione lavorativa ha ricevuto molti premi: nel 2020 ha vinto il bando del Comune di Terni per il miglior dolce di San Valentino, il “Rosatino”, un biscotto al cioccolato; nel 1998 ha vinto un concorso interregionale per il miglior gelato. Nel 2017 è stata premiata dalla Camera di commercio come miglior “manager donna”. Oggi continua a lavorare con lo stesso entusiasmo degli esordi insieme alla sua famiglia: “Mia figlia e mio fratello curano i rapporti con i clienti, con i dipendenti e con i fornitori; mio genero sta in pasticceria. Con mio marito, Enrico Marchetti, siamo divorziati ma continuiamo ad essere in ottimi rapporti. Lui è in pensione, ma quando serve viene a darci una mano. Andiamo avanti; la nostra forza è quella di essere una famiglia unita”.