È figlio di un calzolaio storico di Terni, ma ha arricchito il suo mestiere artigiano con le nuove tecnologie: computer, laser e stampante in 3d.
Roberto Pellegrini, 50 anni, figlio di genitori romani trapiantati da decenni a Terni, perito meccanico specializzato in meccatronica, alcuni esami dati a Ingegneria nonché suonatore di chitarra, pianoforte e compositore, aspetto da artista che vedresti bene sul palco di Sanremo ha annusato l’odore dei pellami e delle colle fin da bambino.

Il padre, Giulio Pellegrini, bottega in via Primo Maggio che è rimasta aperta dal 1981 al 2012, era uno dei calzolai più frequentati del centro storico. La sua caratteristica distintiva era quella di riparare le scarpe immediatamente. “Era l’unico calzolaio – dice oggi il figlio – che riparava le scarpe espresso. Ti sedevi sul divanetto, c’erano tre seggiolini e due divani, aspettavi un po’ e ti venivano riconsegnate le scarpe riparate senza bisogno di tornare. Era come andare dal barbiere. Papà lavorava in piedi, sul banco, e questo gli permetteva di eseguire il lavoro più velocemente rispetto al calzolaio classico che operava seduto. Faceva anche quattro o cinque riparazioni per volta, ovviamente parliamo di riparazioni semplici, per quelle complicate bisognava tornare. Ma al tempo quasi tutte le riparazioni erano semplici e rapide perché i materiali delle scarpe erano solo cuoio e gomma e si usava solo un tipo di colla, l’Artiglio”.




Roberto Pellegrini si diploma in meccatronica, s’iscrive a Ingegneria delle telecomunicazioni, università di Perugia, sede distaccata di Orvieto; intanto entra subito come operaio, prima all’Ast poi alla Zeuna Starker.
Il mestiere di calzolaio lo aveva appreso fin da bambino. “I lavori più complicati – ricorda – mio padre li portava a casa dove aveva una sorta di laboratorio parallelo a quello di via Primo maggio”.

Il ragazzo Roberto Pellegrini studia, suona, compone e intanto inizia a prendere dimestichezza con gli attrezzi da lavoro del padre: la macchina di finissaggio, varie ruote che fresano, carteggiano e lucidano; la storica cucitrice Singer; i martelli, le pinze, i chiodi, le forme e le colle. Mese dopo mese, anno dopo anno diventa anche lui un calzolaio vero, provetto. “Avevo 16 anni, era estate e papà andò in vacanza. Mi lasciò la bottega, – ricorda oggi ancora con un po’ di tremore – quello che incassi è tuo, mi disse. Io ero spaventato perché sentivo il peso della responsabilità; pensavo di non essere in grado, invece andò tutto bene. Ovviamente all’inizio facevo solo riparazioni semplici poi ho imparato a fare anche quelle più complesse. Ero felice perché mio padre mi aveva dato fiducia”.

Il lavoro come operaio alla Zeuna Starker, sostanzialmente un controllo della macchina, è ripetitivo, sempre uguale a sé stesso, alienante.
Roberto Pellegrini inizia a sentirlo stretto; è angosciato dall’idea che sarà così per tutta la vita. Nel 2002, a 27 anni, la prima svolta: “Anche mio zio, – ricorda – il fratello di mia madre, faceva il calzolaio. Aveva una bottega avviata in via XX Settembre. Decise di lasciare il lavoro perché aveva vinto il concorso da vigile urbano al Comune di Terni. Mi propose di subentrargli; accettai anche perché era una bottega con molta clientela. Parecchi clienti conoscevano anche mio padre e dunque si fidavano di me”.
La clientela cresce e dopo sette anni di lavoro in via XX Settembre il giovane calzolaio decide di trasferirsi in centro. Nel 2010 apre la bottega in piazza Dalmazia, lo stesso anno in cui si trasferisce lì anche Grottini, lo storico negozio di articoli per le calzature. Nell’estate del 2017, l’artigiano entra in crisi. “Attraversavo un periodo difficile, – racconta – anche per ragioni sentimentali. Non avevo più gli stimoli. Pensavo che in fondo il calzolaio è un lavoro come un altro e tanto valeva tornare a fare l’operaio, senza problemi e con minori responsabilità”.
Nel 2017 arriva la nuova svolta, insieme lavorativa e sentimentale; Roberto conosce la sua nuova compagna, Genza Case, originaria di Pomigliano d’Arco dove il padre bellunese, ingegnere, era un dirigente dell’Alfasud; la madre croata di Rijeka (Fiume). Anche lei è in crisi; ha lasciato Pescara dove per diciassette anni aveva fatto la cuoca in diversi ristoranti di sua proprietà. È venuta a Terni per raggiungere un’amica grazie alla quale inizia a lavorare in un pastificio. Si conoscono su Facebook; passa qualche mese. Ad agosto, era una domenica, calda come sanno essere calde le domeniche a Terni, Roberto invita Genza a passare il pomeriggio nella sua villetta di Casteltodino. Le invia su Facebook un messaggio corredato da una foto: lui a bordo piscina con un bicchiere di birra in mano. “Il calzolaio – ricorda oggi Genza con un sorriso – quel giorno mi dette una sòla. La piscina era una di quelle per bambini e la birra era una Peroni calda. Non ci siamo più lasciati”.

La coppia, si sono sposati nel 2022, diventa tale anche nel lavoro. “Lui stava chiudendo, – ricorda oggi Genza – io lo convinco a resistere, anzi a raddoppiare. Lascio il posto fisso al pastificio; investo quel poco di risparmi che avevo e lo convinco a comprare un locale di proprietà, quello di via della Vittoria davanti allo scientifico Donatelli, dove siamo oggi. Io, che fino a quel momento le scarpe le avevo solo comprate e indossate, divento socia di un calzolaio”. Genza Case dà all’attività il valore aggiunto della sua professionalità: “So dipingere, dunque mi appassiono al lavaggio, alle tinte e al restauro delle scarpe e degli oggetti”. Roberto conferma: “Genza ha creduto in me più di quanto ci credessi io. All’inizio mi ha aiutato soprattutto nella gestione dell’attività mettendo a frutto la grande esperienza maturata nel settore della ristorazione”. Nasce così la ditta “Pellerock”, pelle perché il calzolaio lavora i pellami e perché il cognome di Roberto è Pellegrini; rock perché lui è anche musicista e mette arte e fantasia nella sua professione.


Il diploma di perito meccatronico ha fatto di lui un vero calzolaio 2.0 dimostrando come le nuove tecnologie possono far crescere le attività tradizionali.
“Grazie al computer e alla stampante in 3d – spiega Roberto Pellegrini – oggi sono in grado di riparare tutto: scarpe, borse, trolley, valigie, accessori. Anche articoli di pregio di grandi marchi”. Mentre parliamo, la stampante in 3d sta formando la piccola ruota di un trolley. “L’ho disegnata al computer, – spiega – ho inserito il materiale nella stampante, poi ho spedito la ruota in lavorazione. Faccio così per tacchi, sopratacchi, per qualsiasi componente di una borsa, di una valigia, di una scarpa. La trafila tradizionale è quella di ordinare il pezzo da sostituire alla casa madre, ma a volte i ricambi non si trovano perché l’articolo è uscito dalla produzione e manca nei magazzini. Con il combinato computer/stampante in 3d, riesco a ricostruire il pezzo di ricambio, il cliente è contento perché può riutilizzare un oggetto ancora in buono stato e a cui magari era affezionato; il tutto con poca spesa e con l’oggetto riparato in tempi rapidi. Praticamente oggi sono in grado di riparare tutto. Per la riparazione delle valigie siamo centro assistenza di tutti i marchi. Ho come clienti molti giocatori della Ternana, anche quella femminile, che vengono qui a farsi riparare gli scarpini, poi vengono anche per le scarpe normali”.
Arriva un cliente da Fiumicino e consegna alla coppia scarponi da moto enduro da riparare. La calzoleria “Pellerock” ripara e crea. “Creiamo scarpe, – dice Genza – borsoni da viaggio, cinte, bracciali in pelle, qualsiasi tipo di gadget. Scarpe da cerimonia, scarpe da ballo, scarpe su misura per chi ha il piede troppo piccolo o per chi ce l’ha troppo grande”.
Il disegno della scarpa o dell’oggetto viene realizzato al computer; il taglio e l’incisione vengono fatti con il laser: “Così il taglio è perfetto”.
Le differenze tra i vecchi calzolai e quelli di oggi sono tantissime: “Mio padre – spiega Roberto – lavorava con una sola colla; io lavoro con sei tipi diversi di colle. L’anziano calzolaio era geloso del suo mestiere; noi giovani siamo solidali tra noi, ci scambiamo informazioni, diamo e riceviamo consigli attraverso appositi gruppi social e whatsapp. La collaborazione è essenziale”. Riposti sugli scaffali della bottega/negozio, tutti oggetti creati dalla coppia: scarpe, borse, valigie, borsoni, cinte, piccoli portafogli, ma anche lampade e maschere per cosplay realizzate con plastiche particolari che vengono ordinate appositamente per feste e raduni.



La conclusione è della coppia: “Siamo due cuori e un lavoro, una famiglia, un tutt’uno. Siamo d’impronta old school ma guardiamo al futuro; ci adeguiamo continuamente alle nuove tendenze. Siamo calzolai, ma con una marcia in più”. Poi incrociano gli avambracci dove hanno entrambi tatuato il marchio Pellerock.
