SARTORIA BANDERARI TUTTO È NATO DA UN PAPILLON

È una bellezza nella bellezza il laboratorio/boutique di sartoria “Banderari”. Bello perché è collocato nel cuore della Terni medievale, sotto l’arco di via De Filis ad angolo con corso Vecchio e all’interno di quello che resta dell’antico palazzo della famiglia Castelli, come si vede dai muri in pietra e dai soffitti a volta. Bello per come è arredato con gusto vintage o retrò; per le vetrine e per gli interni che espongono papillon, cravatte, sciarpe, stoffe, abiti pronti e in lavorazione, tutti su misura e realizzati con la sapienza degli antichi sarti.

A gestire la sartoria “Banderari” è la coppia Angela Pinzaglia – Omar Belli, lei amerina di Fornole, lui ternano di Rocca San Zenone. La sarta è lei, Angela, 38 anni, figlia di un artigiano degli infissi in alluminio, diploma all’Alberghiero Casagrande, “volevo fare la barman”, poi la svolta quasi per caso nel settore della sartoria e della moda.

“La premessa – racconta – è che fin da bambina sono sempre stata attenta alle tendenze nel settore della moda, alla ricerca dei nuovi stili del gusto. Una sera, era il 2013, proposi all’allora fidanzato Omar di fare un papillon in legno. L’idea morì lì, ma in realtà continuava a germogliare dentro di me. Dopo un anno un amico mi disse che c’era un tizio che voleva papillon. Io facevo lavori saltuari, soprattutto come comparsa nel cinema; Omar lavorava come operaio in un pastificio. L’idea ci piacque. Andammo da Belarducci in via Garibaldi e acquistammo scampoli di stoffa, tutti tessuti vintage ma ottimi”. Il primo papillon è lì, all’interno del negozio, esposto in una teca. “Lo realizzammo come prova con scarti di jeans e un polsino. I nostri papillon piacquero e così decidemmo di buttarci nell’avventura. All’inizio vendevamo on line su piattaforme dedicate al fatto a mano. I papillon piacevano, le vendite crescevano di mese in mese; fu così che decisi, quasi a trent’anni, che avrei fatto la sarta, anzi la stilista di moda. Conobbi una signora, un’anziana sarta molto esperta, e mi buttai anima e corpo ad imparare il mestiere. Papillon, cravatte, giacche, calzoni, abiti completi, cappotti, cuci e scuci, punti lenti. Dopo un paio d’anni d’impegno e fatica compresi che l’apprendistato era finito e che non avevo più nulla da imparare. Ero pronta a confezionare camicie, accessori e abiti su misura per tutte le clientele, anche quelle più esigenti e raffinate”.

Nel 2016 la decisione di aprire un laboratorio/boutique di alta sartoria nel centro storico di Terni. “Girammo a lungo, – ricorda Angela Pinzaglia – cercavamo un locale che raccontasse un po’ di storia e che restasse impresso ai clienti. Alla fine trovammo questo locale sotto l’arco di via De Filis ad angolo con corso Vecchio: un locale di origine medievale che faceva parte della corte dell’antico palazzo della famiglia Castelli, in parte ricavato dall’antica torre e in parte dalla cantina dell’edificio”.

Anche il nome, Banderari, è calato nella storia della città: i banderari erano gli artigiani e i commercianti di Terni, la borghesia piccola e grande in ascesa che si contrapponeva, anche con rivolte, al potere delle antiche famiglie nobiliari. “All’inizio – precisa Angela – abbiamo preso in affitto solo una parte del locale, poi siamo cresciuti fino ad arrivare al negozio di oggi di circa centro metri quadrati”.

Che cos’è oggi una sartoria di alta qualità?

“All’inizio – risponde la sarta – c’è la scelta dei tessuti: inglesi, italiani, cachemire, vigogna, chicche che non si trovano altrove come tessuti misti oro o misti diamanti, tessuti che hanno al loro interno fili d’oro o frammenti di diamante. Il nostro mercato di riferimento è soprattutto Biella; qui abbiamo trovato alcune aziende che ci hanno dato fiducia e con loro siamo rimasti”. Poi c’è l’individuazione del target, dei clienti tipo. “I nostri clienti tipo – spiega Angela – appartengono essenzialmente a tre categorie: i manager aziendali o tutti quelli che lavorano in ambiti elevati e che hanno piacere di vestirsi. Chi si deve sposare; molti sono ragazzi ternani che lavorano fuori città, magari anche all’estero, e che vengono da noi per farsi un abito da cerimonia su misura. Questo sabato abbiamo un appuntamento con tre coppie. Infine tutte le persone a cui piace vestire bene, a cui piace coccolarsi, volersi bene, farsi come regalo ogni tanto una giacca, un vestito oppure semplicemente un accessorio come una cravatta o un papillon. Per i papillon vengono clienti un po’ da tutta Italia; li vendiamo molto anche on line”. Sui papillon, da cui è nato il tutto, Angela e Omar si sbizzarriscono: “Ultimamente li realizziamo anche con tessuti giapponesi per kimono che vanno dagli anni Quaranta ai Settanta”. Per la confezione degli abiti da cerimonia il procedimento è molto lungo e complesso: “Innanzi tutto – spiega la sarta – cerchiamo di capire com’è la cerimonia, dove si svolge, l’orario, se è di mattina o di sera. Poi preparo per la scelta vari tipi di tessuto, i modelli, i bottoni, le fodere, che sono molto importanti in una giacca, il tipo di sottocollo della giacca, il tipo di pantalone, le tasche”. Poi la trafila diventa abituale: prendere le misure, primi tagli, prove con gli spilli, via via fino all’abito completo. “Che – precisa Angela – deve essere consegnato due o tre giorni prima della cerimonia, perché di solito prima di un matrimonio si dimagrisce molto, un po’ per la tensione, un po’ perché si vuole stare in forma”.

Il laboratorio fa anche riparazioni: “Ma solo sugli abiti venduti da noi, e sono frequenti perché oggi la gente ingrassa e dimagrisce molto rapidamente”.

Durante il periodo del Covid, la sartoria “Banderari” è finita sotto i riflettori della grande stampa nazionale perché è stata una delle prime in Italia a realizzare mascherine di stoffa via via sempre più eleganti.

“L’idea di confezionare mascherine di stoffa – dice Angela – è nata per bisogno, perché nei primi mesi le mascherine non si trovavano. Allora, ci siamo detti, proviamo a farle noi: con cotoni da camiceria o liberty London, elastici e naselli. Abbiamo realizzato le prime mascherine e le abbiamo messe in vendita sulle nostre piattaforme on line. I primi due giorni è stato un inferno tra telefonate e mail in arrivo, non ce la facevo a rispondere. All’inizio per fare una mascherina impiegavo due ore poi sono arrivata a mezz’ora. Mi svegliavo all’alba e andavo a letto all’una. Abbiamo venduto mascherine a tutta l’Italia e a tutto il mondo e abbiamo cominciato a diversificare la produzione: tutte eleganti e colorate ma alcune più lussuose, tipo quelle realizzate con seta giapponese. Le nostre mascherine sono state utilizzate anche per campagne promozionali: venivano inserite all’interno di quadri famosi, la Gioconda, la ragazza con l’orecchino di perla, Narciso che si specchia nel fiume. Tutti quadri rielaborati con le nostre mascherine. Se ne accorse una giornalista de La Stampa che ci inserì nella lista delle mascherine più trendy del mondo. Ammetto che c’è stato un buon ritorno d’immagine, poi molti giovani sono venuti ad acquistare un abito, una camicia o un papillon perché il padre o il nonno avevano comprato una mascherina da noi”.

Fino a pochi anni fa Terni era una città industriale ma anche una grande città commerciale che attirava con i suoi negozi di alta qualità clienti da tutta l’Umbria, ma anche da Rieti, Viterbo e Roma. Banderari oggi è nel solco di quella tradizione gloriosa e la bellezza e i colori che filtrano dalle vetrine della boutique sotto l’arco di via De Filis ne sono la prova.

“Noi – conclude il racconto Angela Pinzaglia – teniamo accese le luci delle vetrine sempre, anche di notte, è il nostro piccolo stimolo per mantenere vivo il centro storico di Terni”.