Andrea Pucci

È sabato mattina e davanti al bancone della macelleria/ristorante Pucci di Città Giardino c’è una fila di clienti che non si interrompe. Uno dei maggiori successi commerciali/artigianali a Terni degli ultimi anni, 55mila clienti nel solo ristorante nel 2023, nasce da una eccellente qualità delle produzioni offerte unita ad una grande capacità di fare marketing: mondo reale e mondo virtuale che si sposano e s’incontrano ogni giorno. Un doppio binario che prima o poi tutti gli imprenditori dovranno imparare a percorrere, pena la scomparsa dal mercato. È una storia quasi magica, quasi da film americano, quella che racconta Andrea Pucci, 48 anni, ragioniere e, dice lui con ironia, “con una laurea mancata in Economia”.

Andrea Pucci è a metà figlio d’arte.

“Mio padre Ugo – racconta – veniva dalla campagna di Massa Martana; nel 1956 si trasferisce a Terni e va a lavorare come apprendista in una delle più grandi macellerie di Terni, in via Cavour. Qualche anno dopo, a 24 anni, imparato fino in fondo il mestiere, decide di mettersi in proprio e di rilevare una vecchia macelleria, qui dove siamo ora, a Città Giardino”. La macelleria ha successo. Sono gli anni del boom economico; l’Italia esce dal dopoguerra e dalla povertà e le famiglie possono permettersi la carne a tavola anche tutti i giorni. Carne che si può tranquillamente conservare nei frigoriferi che entrano in tutte le cucine. Andrea Pucci è figlio unico; s’iscrive all’Istituto tecnico commerciale e nel contempo dà una mano al padre dietro il bancone: “Ho appreso i rudimenti del mestiere; sono un macellaio basico”. “Mio padre – dice – non voleva che facessi il macellaio; sognava per me un futuro diverso. Per cui dopo il diploma mi iscrivo alla facoltà di Economia. Sono stato sempre un appassionato di videogiochi e a vent’anni esatti decido di fare di questa passione un lavoro. Con l’aiuto di mio padre, apro una sala giochi in via Armellini: una sala innovativa dove c’erano in rete venti computer dalle cui postazioni si potevano sfidare altrettanti ragazzi. Era una sala giochi pulitissima, frequentata prevalentemente da ragazzi “nerd”, anch’io mi sentivo un nerd, tutti giovani studiosi e appassionati di videogiochi”. La sala giochi va bene, guadagna, dura qualche anno, ma ad Andrea Pucci, che inizia a sognare nuove avventure, va stretta. È il 1999, vende la sala giochi e fonda multiplayer.it: un sito, una piattaforma digitale tutta incentrata sui videogiochi dove si possono scaricare i giochi, ci sono notizie sui nuovi giochi in arrivo, recensioni sui giochi, video, esperti che parlano tra loro.

Il sito ha subito successo: milioni di persone s’incontrano sulla piazza virtuale. Il business è costituito dagli inserzionisti pubblicitari a pagamento.

“All’inizio c’ero io – racconta Andrea Pucci – e un amico che era già socio nella sala giochi, Daniele Minciaroni, anche lui un nerd. All’inizio la società perde soldi, ci sarebbero voluti almeno quattro anni per raggiungere il pareggio di bilancio. Chiedo aiuto a mio padre che me lo dà; si fidava completamente di me”.

La macelleria Pucci di Città Giardino continua ad andare avanti, a lavorare, con il padre Ugo sempre dietro il bancone. Questo mentre la giovane società multimediale di Andrea Pucci cresce e si diversifica.

“Nel 2000 – racconta – nasce netaddiction.it. Aggiungo ai videogiochi un sito che si occupa di cinema, movieplayer.it, una guida ai film e alle serie televisive. Qualche anno dopo compro un sito che si occupava di critica della gastronomia, dissapore.com. Cresce la società, cresce il lavoro e crescono anche i soci lavoratori. Adesso siamo cinque soci con una società che produce oggi un fatturato annuo di circa 10 milioni di euro”.

Andrea Pucci viaggia continuamente per l’Europa e per gli Stati Uniti, da una fiera all’altra, alla ricerca di nuovi progetti digitali. La macelleria di Città Giardino è lontana dai suoi pensieri imprenditoriali; è solo un caldo rifugio domestico. “È in quegli anni – dice – che divento anche editore cartaceo. Acquisto i diritti di scrittori americani e pubblico i loro libri che diffondo in tutte le librerie italiane. Avevamo il nostro scaffale quasi dappertutto. I temi sono sempre quelli: videogiochi, cinema, cibo. Pubblico anche bei libri da collezione. Quasi duecento titoli, alcuni dei quali tradotti in cinque lingue. Una bella avventura che però oggi è molto ridimensionata perché il mercato editoriale è in forte crisi”.

Una nuova svolta, umana e imprenditoriale, arriva a sorpresa nel 2013.

“Nel 2013 – dice Andrea Pucci – si ammala mio padre che morirà un anno dopo. Smette di lavorare. L’alternativa è quella di vendere la macelleria; ricevo delle offerte. Mi rendo conto in quel momento che avevo sviluppato un enorme affetto per quell’attività. E allora decido di gestirla io al posto di mio padre. Entro tutte le mattine; indosso il camice e servo al bancone. Lavoro lì dalle 7 alle 11 poi vado nell’altra attività. Torno alle 18 e resto in macelleria fino all’ora di chiusura. Stando qui, comincio a sviluppare un’idea: quella di trasformare la macelleria in una macelleria/ristorante; un luogo dove vendere carne fresca e prodotti di norcineria ma anche prodotti pronti per cuocere e prodotti da consumare sul posto, dai panini con la porchetta fino ai pasti completi”.

Andrea Pucci ancora una volta pensa in grande: demolire il vecchio fabbricato esistente e costruire sul sedime un’elegante macelleria/ristorante, con tanto di laboratori per la lavorazione. Il tutto conservando la forma liberty degli edifici di Città Giardino. Inizia i lavori e trasferisce la macelleria qualche metro più in là in un locale in affitto. Poi il Covid blocca i lavori. “Diciamo – precisa – che per noi il Covid non è stato un problema economico. Gli anni della reclusione forzata, il 2020 e il 2021, costringono le famiglie a pranzare e a cenare insieme. Si riscopre il gusto di cucinare; tutti cucinano”. E acquistano carne. Nel 2022 apre la nuova macelleria/bar/ristorante e Pucci innesta nell’attività tradizionale di macellaio/ristoratore la sua grande esperienza nel campo multimediale. “Racconto in rete attraverso tutte le piattaforme digitali – spiega – quello che avviene qui dentro. Come si lavora il maiale, le antiche ricette, le antiche tradizioni culinarie dell’Umbria e della Valnerina. Faccio giochi, concorsi. Organizzo open day con spuntino finale per insegnare ai partecipanti come si lavora il maiale. Fino al 2021 faccio tutto questo da solo poi assumo una persona il cui compito è quello di raccontare ogni ora quello che succede qui dentro”. Il successo è immediato e travolgente: quasi un milione di followers e dieci milioni di contatti al mese attraverso i canali di Instagram, Tik Tok e Facebook”.

“Attraverso i video diffusi in rete instillo il bisogno, – spiega l’imprenditore ternano – distillo la voglia di mangiare i nostri prodotti gastronomici, la faccio crescere sottopelle. A forza di guardare i nostri video e leggere i nostri post, uno su mille viene. Ma dati i numeri dei contatti, alla fine sono tanti quelli che arrivano nel ristorante. Tanti che scelgono di venire a Terni proprio per noi, per una cena. Poi vanno alla cascata delle Marmore, a Piediluco, visitano la città. Posso dire che ho creato una sorta di turismo enogastronomico. Metà dei nostri clienti sono del territorio; l’altra metà vengono da fuori. Soprattutto dall’Italia e soprattutto da Lazio e Campania. Ma anche da altre regioni e anche dall’estero. La trafila di solito è questa: vengono la prima sera per la cena; il giorno dopo tornano e acquistano un panino con la porchetta; la sera tornano ancora e fanno la spesa con i nostri prodotti tipici”.

E’ sabato mattina; il colloquio è durato circa due ore e davanti al bancone della macelleria c’è stata sempre la fila; il tutto mentre i camerieri preparano la sala ristorante per il pranzo. “Il segreto di questo successo? Vendere prodotti nostri. L’80% di quello che serviamo è prodotto qui. Poi promuoverli adeguatamente in rete”.