CARLO POLI

Carlo Poli, 83 anni, cammina veloce quasi correndo lungo i due capannoni comunicanti della sua falegnameria artigianale a Castelchiaro di Narni, poi ce ne è un terzo, staccato, poco distante.

Si respira nell’aria un odore buono di legno trattato e verniciato e di segatura. Poli mostra con orgoglio le macchine a controllo numerico da cui escono parti di porte, portoni, finestre e infissi in legno; la sala della verniciatura e quella dell’essiccatura; il magazzino, la sala delle esposizioni. Il tutto mentre gli operai segano, trasportano materiale, laccano persiane, infissi e porte. Tre laboratori e due ville a un piano: un piccolo regno costruito in settant’anni di lavoro, d’ingegno e sacrificio insieme alla moglie Rosella Tomassoni e ai due figli della coppia Stefano e Andrea in quello che all’inizio era un piccolo fondo agricolo del suocero.

Carlo Poli nasce a Collescipoli da una famiglia di piccoli agricoltori; frequenta le scuole elementari poi decide di andare a bottega da un falegname, “fin da bambino mi era sempre piaciuto fare il falegname”.

La prima esperienza di lavoro è da Casti, nel rione di Porta Sant’Angelo a Terni, poi si trasferisce da Sillani, in via Narni, dove, nel 1955, gli rilasciano il suo primo libretto di lavoro che è oggi incorniciato in una parete del suo studio. Qui apprende l’arte manuale della falegnameria: conoscere il legno, saper prendere le misure, segare, piallare, costruire armadi, tavoli, sedie, finestre, porte. Tutto ancora fatto a mano, come nei secoli precedenti. Impara facilmente e velocemente; lavora come dipendente e in proprio, la sera dopo il lavoro in un garage della nuova abitazione della famiglia alla periferia di Narni. “Al tempo facevo mobili soprattutto – ricorda – per le giovani coppie che si sposavano, anche per mio fratello. Allora per arredare la casa si andava dal falegname perché i negozi erano pochi. Realizzavo anche bauli e madie per conservare il pane per le famiglie di contadini. Il legno lo prendevo nel magazzino di Oberdan Di Anselmo; quando avevo bisogno di macchine le affittavo a ore da Rossi, che aveva un laboratorio dietro la Passeggiata”.

Servizio militare a Udine, come autista, dove soddisfa l’altra sua passione, quella per i motori, dato che ancora non aveva i soldi per acquistare un’auto sua. Nel 1963 torna a Terni, sempre in bottega da Sillani, e la sera sempre a lavorare in proprio, a costruire infissi e mobili nel garage. Con i risparmi acquista la prima macchina, un utensile che faceva tutti i lavori di falegnameria, e che appunto si chiamava combinata. In quegli anni, nel 1957, Carlo Poli, che è anche un artista, realizza una copia esatta della Gilera Saturno del motociclista Libero Liberati campione del mondo.

Nel 1968 la svolta, la decisione di mettersi in proprio. “Feci – ricorda – due portoni per un’impresa. Il titolare apprezzò molto il lavoro e, dato che aveva buone conoscenze all’acciaieria, gli chiesi se mi raccomandava per avere un posto di lavoro. Lui mi rispose che sarei stato sprecato a fare l’operaio e che avrei dovuto aprire un’impresa per conto mio”.

Così fu. La costruzione del primo pezzo dell’attuale falegnameria artigianale ha un qualcosa di epico. Il terreno lo cede il suocero, Carlo Poli e Rosella Tomassoni si erano sposati un anno prima, e nel piccolo fondo di Strada della Selva a Castelchiaro di Narni lungo la Flaminia la coppia decide di costruirsi anche l’abitazione; la classica casa e bottega. Per il lavoro vengono utilizzati i piccoli risparmi, ma soprattutto il baratto. “Facevo lavori per le imprese – ricorda Carlo Poli – e loro mi ripagavano con un lavoro. Chi mi ha fatto lo scavo, chi un muro. Poi sono stato aiutato dal suocero, che faceva il muratore per una ditta, e dai due fratelli. Acquisto le prime macchine industriali, sempre usate, e assumo un apprendista”.

La falegnameria parte subito bene. “Erano gli anni del boom economico ed edilizio – ricorda Poli – tutti, anche i contadini, volevano avere una casa di proprietà. Il nostro lavoro fin dall’inizio è stato quello di sempre: persiane, infissi, sportelli, porte, portoni e qualche mobile. Nel 1974 ho assunto come dipendente mia moglie, che è ancora qui con me a lavorare. I dipendenti sono cresciuti anno dopo anno. Oggi abbiamo quindici dipendenti in regola, nove italiani e sei stranieri, tutti indiani, ottimi lavoratori, silenziosi, rispettosi, laboriosi e molto attenti. A tutti ho insegnato il lavoro e tutti hanno appreso benissimo questo mestiere”.

Il laboratorio cresce e la produzione si diversifica: infissi in legno ma anche in alluminio e in pvc. Poli continua a produrre oggetti artistici per sé, soprattutto auto in legno, e realizza per beneficenza suppellettili per la parrocchia di Ponte San Lorenzo a Narni e per quella di San Nicolò a Collescipoli.

Nel 1975 il laboratorio si allarga. Nel 1974, per premiarsi, acquista la prima auto di lusso: una Fiat 124 sport usata, ma acquista anche la prima grande macchina industriale. Negli anni Novanta entrano in azienda i due figli, Stefano e Andrea, il primo geometra, il secondo ragioniere: tutti e due addetti alle macchine a controllo numerico. Poi di seguito la moglie di Stefano, Stefania Marchetti, impiegata nonché segretaria di Carlo Poli. Nel 2000 l’ultima grande espansione. Carlo Poli acquista un fondo agricolo confinante dove realizza un secondo laboratorio; la vecchia casa colonica viene trasformata in una villa dove va ad abitare il figlio Andrea; mentre l’alto figlio Stefano si costruisce una casa a Collescipoli. La Camera di commercio gli rilascia di seguito due diplomi: il primo per i quaranta, il secondo per i cinquant’anni di attività.

Arrivano i camion che scaricano il legno: rovere, pino di Svezia, mogano e tulipier; ronzano le macchine industriali comandate dai computer; tutti gli operai sono in movimento. Il lavoro non manca per una falegnameria artigiana che fa prodotti su misura, di qualità e personalizzati.

L’anziano imprenditore è il primo a entrare, quasi sempre alle sei, e l’ultimo ad uscire dai laboratori. Tutto è sotto il suo controllo.

A 83 anni Carlo Poli non ha intenzione di mettersi a riposo ed è soddisfattissimo della vita che ha compiuto. “Sono partito da zero – conclude – e ho creato lavoro per me, per mia moglie, per le famiglie dei due figli e per tutti i dipendenti. Ci siamo tutti costruiti una casa e finalmente mi sono comprato una bella Mercedes nuova. Quando mi guardo intorno ripenso alla mia famiglia di contadini, eravamo poveri. Io e mio fratello trovammo un paio di guanti da militare e ce li dividemmo. La mattina quando andavamo al lavoro da Collescipoli a Terni in bicicletta indossavamo un guanto a testa nella mano che reggeva il manubrio, l’altra stava in tasca. Ho sempre pensato che ce l’avrei fatta; di fronte alle difficoltà non mi sono mai arreso, anche grazie all’aiuto di mia moglie che mi ha sempre supportato in tutto”. Altra soddisfazione per nonno Poli è che in azienda è entrata la terza generazione: “Due anni fa è stato assunto mio nipote Lorenzo, il figlio di Stefano, che si occupa della produzione di infissi all’avanguardia, quelli in Pvc”. La signora Rosella lo ascolta, sorride compiaciuta poi torna a lavorare in falegnameria. In casa Poli lavorano tutti, come sempre e come da sempre.