Orafo per caso
“Lavoro da cinquantasei anni, non ho orario, entro anche alle cinque della mattina ed esco quando non si sa, a volte alle otto, alle nove, anche alle dieci di sera. Ma la fatica non la sento perché per me il lavoro è passione”.
Paolo Montori, 71 anni, maestro orafo, racconta la sua vita da artigiano e la sua ascesa professionale, da un piccolo laboratorio a Borgo Bovio a quello grande di oggi a Sabbione, che oltre a fare produzione ospita una delle poche scuole di oreficeria in Italia, l’unica in Umbria e l’unica in grado di accogliere allievi con disabilità motoria.
Montori nasce nel 1953 a Terni, quartiere San Valentino, padre camionista e madre casalinga, scuole elementari, medie, poi la voglia, come tanti della sua generazione, di imparare subito un mestiere per rendersi indipendente. Diventa orafo per caso. “Dovevo andare a fare il carrozziere, avevo preso appuntamento, vado lì ma quel giorno lui non c’era. Mentre sto tornando a casa incontro mio zio, il fratello di mia madre: ti piacerebbe fare l’orafo?, mi chiede. Dissi di sì, così è iniziata la mia avventura di artigiano”. Entra come apprendista da Luciano Pastorelli, orafo e commerciante di preziosi, bottega a corso Vecchio. “Ci andai con mia madre. Signor Luciano – gli disse – se serve, gli dia uno scappellotto”. Ma non ci fu bisogno di scappellotti perché l’allievo era d’eccellenza.
“Sono rimasto lì per dodici anni – racconta – prima come apprendista poi come operaio e in quella bottega ho appreso tutto: fare riparazioni e fabbricare gioielli, anelli, catene, bracciali, compresa la minuteria, tipo la chiusura delle spille. Tutto fatto a mano. Inizio anche a progettare i gioielli, a volte su indicazione del cliente, a volte di testa mia”.
L’età dell’oro
Nel 1978 si sposa con Maria Assunta Pompei, che al tempo faceva la sarta; nel 1979, a 26 anni, la decisione di mettersi in proprio, di aprire un laboratorio per conto suo. Il laboratorio è in via Sicilia, quartiere Borgo Bovio, un piano terra di appena 40 metri quadrati, due stanze; ci lavorano lui e la moglie che in poco tempo apprende il mestiere. “Facevamo soprattutto – dice Montori – produzione per i commercianti di Terni e del circondario. Venivano anche clienti che ci chiedevano gioielli, anelli, collane, bracciali, poi tante catene d’oro da uomo, di 60, 70 grammi. Arrivavano a spendere anche un milione di lire a collana. Al tempo c’era benessere a Terni, lavoravano tutti, c’era una ricchezza diffusa. Ancora non esistevano i telefonini e l’oro andava ancora moltissimo come regalo”.
Sempre nel 1979 nasce il figlio Pierpaolo; intanto il lavoro cresce, vengono assunti due dipendenti che poi diventano tre. “Dopo un anno – racconta orgoglioso Paolo Montori – ho la liquidità necessaria per acquistare senza fare debiti la mia prima automobile”.
La moglie Maria Assunta Pompei, che è ancora accanto a lui nella vita come nel lavoro, ricorda con entusiasmo quei momenti dell’esordio: “Nel laboratorio di via Sicilia fuori avevamo la fila, era come se vendessimo il pane. Era per noi veramente un’epoca d’oro; la gente ordinava di tutto, per sé e per fare regali. Non trattava, aveva piena fiducia in noi, accettavano i nostri preventivi senza discutere. Ho sempre coccolato il cliente; l’ho sempre trattato come se fosse lui stesso un gioiello”.
Nel 1987 l’attività si trasferisce in via Cavour, zona di porta Sant’Angelo: laboratorio e negozio di 70 metri quadrati, 4 operai e macchine all’avanguardia; c’è poi un altro laboratorio in via Tre Venezie, ma solo per le fusioni.
“In via Cavour – dice Paolo Montori – restiamo diciotto anni.
Intanto il commercio cambia. Il prezzo dell’oro sale moltissimo e nel contempo c’è una competizione selvaggia. Alla fine il negozio era diventato una rimessa. Nei primi anni Duemila, intanto il figlio Pierpaolo è già entrato pienamente nell’azienda, facciamo una scelta: torniamo ad essere solo laboratorio, un grande laboratorio di oreficeria nella zona industriale di Sabbione, in via Bartocci, qui dove siamo ora, all’inizio di 130 metri quadrati poi di 300. I dipendenti sono 6, tutti italiani. C’è anche una sala per l’esposizione e la vendita al dettaglio, ma solo di gioielli propri, monili in oro, argento oppure gioielli di tutti i tipi realizzati con pietre preziose, realizzati in loco nel laboratorio di Sabbione, anche piccole sculture, nessuna commercializzazione di gioielli di altri marchi”.
Progettare al computer
Il laboratorio di Paolo Montori si è fatto un nome, oggi è un marchio prestigioso, in Umbria e in tutt’Italia. Lavora per i negozi di Terni e per i grossisti che poi rivendono la sua produzione in tutt’Italia; fa gioielli su ordinazione per i clienti, che vengono dall’Umbria, dall’Alto Lazio e da Roma, e lavora moltissimo anche per Cascia: articoli religiosi, manine d’oro, bracciali, fedi, medagliette.
Produrre gioielli di solo oro e gioielli di oro, argento e pietre preziose è un mestiere complicatissimo. Si parte dal cerista che fa il pezzo in cera, che poi si trasforma in metallo per lo stampo; negli stampi viene iniettata la cera che successivamente viene inserita in cilindri che poi vengono collocati in macchine che fondono l’oro fino a trasformarlo in gioielli, che poi si lucidano, si montano, così da arrivare al prodotto finale. Un lavoro a metà tra il manuale, il meccanico e l’altamente tecnologico. Il figlio Pierpaolo, oggi 45 anni, da 27 anni in azienda, la prima fedina realizzata a 6 anni come ricorda orgoglioso il padre, ha portato ulteriore innovazione tecnologica nell’azienda.
“Oggi progetto gioielli – spiega Pierpaolo Montori – con il software poi stampo i prototipi con la stampante in 3 D, e questi saranno la base per lo stampo che poi andrà in produzione: un singolo gioiello, o dieci, cento mille gioielli uguali per i grossisti. Il gioiello si progetta sempre insieme al cliente. Lui arriva con la foto o con un disegno del gioiello; ha un’idea che poi insieme elaboriamo, raffiniamo, fino ad arrivare al modello finale. Più o meno la stessa cosa avviene con i grossisti. Qualche volta progetto gioielli solo di testa mia, solo seguendo la fantasia”.
La scuola di oreficeria
L’ultimo salto di qualità è la scuola di oreficeria, aperta nel 2019 poi chiusa nel 2020 per il Covid, poi subito riaperta: l’unica in Umbria e l’unica in Italia attrezzata per corsisti con disabilità motorie e cioè con banchi dotati di soli comandi manuali. Una scuola interamente privata, creata senza contributi pubblici.
Il corso dura tre mesi, 300 ore, con studenti che vengono da tutta Italia. I corsi sono tre: oreficeria; incastonatura, cioè come si mette una pietra su un gioiello; infine modellazione della cera per il prototipo fatto a mano, come si faceva una volta, e per chi non ha il software e la stampante in 3D.
I corsi di oreficeria ospitano una media di venticinque persone l’anno. “La particolarità della nostra scuola – spiega Pierpaolo Montori – è che non ci limitiamo a formare i corsisti ma li inseriamo poi nel mondo del lavoro. Siamo in contatto con venti aziende orafe italiane, dalle più grandi alle più piccole. Sono i nostri corsisti che scelgono in quale parte d’Italia volere andare a lavorare. A questo punto prendiamo contatti con le aziende, mandiamo i curricula e li inseriamo.
Fin qui tutti i nostri corsisti hanno trovato lavoro”.
Gli insegnanti sono tre: Paolo e Pierpaolo Montori più Simone Goracci, che è uno dei dipendenti storici del laboratorio. Una ragazza giovanissima sta lavorando con la saldatrice al banco.
“Ha già trovato lavoro in un laboratorio di Arezzo, – dice il patron Paolo Montori – per me è una grande soddisfazione. Arezzo è la capitale italiana dell’oro, ma la scuola di oreficeria ce l’abbiano noi, qui a Terni”.