Paolo Beltrame

a cura di Giuseppe Magroni
Foto di Alberto Mirimao

Paolo Beltrame, 83 anni portati con grande eleganza, è un pezzo importante della storia del commercio e dell’artigianato di Terni. Erede di una famiglia di orefici e gioiellieri, maestro orologiaio, dirigente di diverse associazioni del commercio, racconta con la sua vita i cambiamenti continui dell’economia nella nostra città. Una storia che parte da lontano, dal nonno inventore e che vale la pena di raccontare.

“Mio nonno Pietro Beltrame, nato nel 1864 a Spresiano, un comune della provincia di Treviso – racconta oggi il nipote Paolo – era un tecnico del Genio ferrovieri. Venne chiamato a Terni alla fine dell’Ottocento dalla Fabbrica d’armi come responsabile del laboratorio di piccola precisione. Facevano le incisioni, gli stampi, gli aggiustamenti dei pezzi meccanici delle armi. Nel tempo libero riparava le macchine da scrivere. Brevettò un rasoio di sicurezza che ha utilizzato fino a quando è morto a 99 anni nel 1963”.

La svolta nella vita di Pietro Beltrame e della sua famiglia avviene nel 1935, ai tempi della guerra d’Etiopia. “A quei tempi – racconta Paolo Beltrame – la mitragliatrice principale dell’esercito italiano era una mitragliatrice pesante Breda, che sparava bene ma aveva un difetto, a volte s’inceppava e uccideva il mitragliere con il rinculo. Mio nonno apportò una modifica alla mitragliatrice che eliminò il problema e la brevettò. Il ministero della Guerra adottò questa modifica e conferì a mio nonno un riconoscimento ufficiale ed economico per l’utilizzo del brevetto: 150mila lire, circa un milione di euro se rapportato con i valori di oggi. Una somma importante con cui acquistò il palazzetto di via Garibaldi al cui piano terra c’è il negozio in cui lavoro oggi e che è ancora di mia proprietà”.

Le origini

Pietro Beltrame ebbe quattro figli; a due di questi, Alberto, il padre di Paolo, e suo fratello Guido, consigliò di intraprendere il mestiere dell’orafo. “Negli anni Venti – racconta oggi Paolo Beltrame – si era trasferito a Terni un valentissimo orefice romano che aprì un laboratorio in via Roma. Mio nonno lo conosceva bene ed intuì che grazie a quel valente maestro mio padre e mio zio avrebbero potuto imparare e successivamente intraprendere un mestiere gratificante e redditizio”. E così fu.

Il primo laboratorio fu in piazza Duomo, all’interno di un quartiere che era ricco di artigiani. I due fratelli Beltrame iniziano a lavorare, acquistano prestigio, aprono laboratori e negozi spostandosi nelle vie principali del centro storico, avendo però sempre un caposaldo nel negozio di via Garibaldi, che è una sorta di punto d’inizio dell’attività.

Paolo Beltrame nasce nel 1940 e prende il diploma da ragioniere nel 1959. “Avevo conseguito il diploma – ricorda – con un punteggio molto alto e venni chiamato subito dal Monte dei Paschi di Siena. Ci pensai un poco, ma rifiutai. Fu una scelta coraggiosa perché a quei tempi rifiutare un posto sicuro in banca era un azzardo”.

Il padre Alberto, aiutato dalla moglie Dina, era un orefice e gioielliere di successo; dopo avere aperto diversi negozi in centro era approdato, nel 1951, a largo Villa Glori, dove inaugurò la gioielleria/oreficeria “La Perla”, che diventò subito uno dei marchi commerciali più apprezzati di Terni. Paolo Beltrame tira fuori da un cassetto uno specchio da banco molto raffinato, in parte disegnato da sua madre, e sorride: “Qui si sono specchiate le più belle donne di Terni”. Tutte clienti de La Perla. Paolo Beltrame negli anni dell’adolescenza studia e lavora. “Ho fatto l’apprendistato mentre studiavo, – dice oggi – nei pomeriggi liberi e durante le vacanze estive. Mio padre aveva quattro operai fissi, tra cui due orafi specializzati, più due orologiai, è da loro che ho imparato il mestiere. Ma come orologiaio il mio maestro principale è stato Otello Ricci, un amministrativo della Fabbrica d’armi che però aveva uno straordinario talento come orologiaio. L’arte dell’orafo me l’hanno insegnata Diego Sapora e Pietro Sabatini. Nel 1961 faccio il salto e decido di aprire un negozio per conto mio, a corso Vecchio, un’altra via allora molto commerciale. Negozio che ho gestito fino al 2020”.

La storia

La famiglia di Paolo Beltrame in quegli anni ha tre negozi: a largo Villa Glori, a corso Vecchio più quello storico di via Garibaldi. “A quei tempi – ricorda Paolo Beltrame – si faceva di tutto. Riparavamo i gioielli, producevamo in serie bracciali, spille e altri ornamenti per la vendita all’ingrosso. Io mi dedicavo soprattutto a riparare gli orologi. Ho iniziato a riparare sveglie dall’età di dodici anni. Ho frequentato corsi in Italia e in Svizzera, anche quando gli orologi iniziavano a passare dalla meccanica all’elettronica. Nel 1984, frequentai un corso a Neuchatel, in Svizzera, sul primo orologio al quarzo. Molto del mestiere dell’orologiaio è la capacità d’intuire il difetto dell’orologio. Poi viene la riparazione”.

I Sessanta e Settanta, e in parte anche gli Ottanta e Novanta sono gli anni d’oro del commercio a Terni.
A corso Vecchio il pomeriggio passeggiano fiumane di persone che vengono dalle periferie e dal circondario, anche da fuori regione, per fare gli acquisti importanti. Il centro è il salotto buono di una città che, grazie alle sue fabbriche, registra il pieno d’occupazione; a Terni c’è una ricchezza che aumenta anno dopo anno e che circola. “Nel 1961 – ricorda l’orefice – il negozio/laboratorio Beltrame di corso Vecchio è all’interno di un triangolo importante. C’erano Leo Seconi, Briganti; io ero uno dei cateti del triangolo. All’inizio degli anni Sessanta c’era ancora il mercato delle erbe a piazza Solferino. Noi servivamo la medio/alta borghesia ternana. C’era chi puntava al gioiello, chi all’orologio importante. L’argenteria andava moltissimo come regalo per le cerimonie. Poi lavoravamo molto con le riparazioni. Solo in centro storico, zona A del vecchio piano del commercio, c’erano 48 oreficerie. Le signore compravano collane, orecchini, spille, le cose belle che dovevano durare una vita. La gente si fidava molto del consiglio di chi stava dietro al banco”.

Gli ultimi anni

Paolo Beltrame spiega che le cose sono andate bene, grosso modo, fino al Duemila.

“Poi – entra nel dettaglio – con l’euro i prezzi sono lievitati, è diminuita la capacità di acquisto. Gli occupati nell’industria sono diminuiti e la città ha iniziato a impoverirsi. Uno dopo l’altro hanno iniziato a chiudere i negozi storici e a loro sono subentrati i franchising. Negozi come Sciunnach, Barbetti, Scattaglia, Oliva e Conti in piazza vendevano prodotti di classe e richiamavano clienti da fuori, da Rieti e da Viterbo soprattutto. La gente si fidava dei consigli del commerciante esperto; entrava in negozio non solo per i prodotti di qualità ma anche per i consigli dei titolari, si faceva consigliare negli acquisti. Questo valeva per gli abiti ma anche per i gioielli”.

Oggi

Paolo Beltrame nel 2020 ha chiuso il negozio di corso Vecchio, dove era in affitto, e si è trasferito in via Garibaldi, nel primo negozio della famiglia, in quella sede storica di proprietà da dove partì l’avventura imprenditoriale dei figli dell’armaiolo geniale che aveva innovato la mitragliatrice Breda rendendola sicura.

“Il mercato oggi è cambiato radicalmente – conclude il racconto Paolo Beltrame – vendo bigiotteria, soprattutto d’argento, orologi. Il mercato degli orologi si è ridotto del 90%: o c’è l’orologio di altissima qualità oppure ci sono le mode, che interessano soprattutto le giovani generazioni; mode che vanno molto all’inizio ma che durano pochissimi anni. Di gioielli in oro se ne vendono pochi perché il metallo ha raggiunto prezzi altissimi. Il regalo con la classica catenina d’oro non esiste più. Ho ancora la mia clientela affezionata che cerca oggetti di qualità. Riparo con passione gli orologi e mi diverto. Ho tre figli, ma fanno altre attività. Sono venuto qui per chiudere in bellezza un ciclo”.