Fabrizio Zampetti

a cura di Giuseppe Magroni
Foto di Alberto Mirimao

“La prima cosa che fa un organizzatore di eventi è pensare lo scopo per cui si costruisce l’evento e insieme l’identificazione della location che avrà a disposizione. Un anfiteatro, un teatro, uno stadio, una piazza. Se ho una piazza con diecimila posti posso pensare a un evento nazionale o addirittura internazionale. Più il contenitore si restringe e più cambia la natura dell’evento. A monte c’è tutto il resto: la conoscenza degli artisti; la conoscenza di tutti gli aspetti tecnici, luci, suono, logistica, a trecentosessanta gradi. Poi c’è l’assemblaggio di tutte le aziende interessate e il coordinamento del tutto”. Fabrizio Zampetti, 68 anni, ternano doc, fa l’organizzatore di eventi musicali. Un mestiere colto e insieme tecnico, artistico e insieme manuale. Insomma un vero mestiere artigiano, un nuovo mestiere artigiano.

Fabrizio Zampetti parla e racconta di sé dal suo studio di via del Mercato Vecchio, pieno centro storico di Terni, alle sue spalle decine di manifesti di concerti con artisti italiani e internazionali: un pezzo della storia della musica ternana e umbra degli ultimi trent’anni.

Zampetti all’inizio è un musicista; suona il contrabbasso. Ma all’inizio dell’inizio è un ragazzino appassionato di musica come un po’ tutti negli anni Sessanta e Settanta. “Mi sono avvicinato alla musica – racconta con un filo di nostalgia nella voce – le domeniche pomeriggio trascorse ad ascoltare dischi nella casa del mio amico Giorgio Brighi al Palazzone. Era il 1970, e il primo disco importante che ascoltai con Brighi fu Atom Heart Mother dei Pink Floyd, quello con la mucca nella copertina. Per me fu una domenica sconvolgente. Al tempo strimpellavo come tutti la chitarra. A farmi avvicinare alla musica è stata anche la frequentazione con un altro grande musicista ternano, il compianto Francesco Falcioni. L’altro incontro importante fu con Daniele Patumi, un ternano talentuoso che suonava il contrabbasso. Volle che l’accompagnassi ad una lezione di contrabbasso a Perugia, l’insegnante era Giorgio Pani, un grande della musica. Ne rimasi affascinato. Iniziai come uditore poi feci l’esame di ammissione al Morlacchi per poi trasferirmi successivamente, al seguito del maestro Pani, al conservatorio di Frosinone dove mi diplomai, diploma inferiore, in contrabbasso. Mentre frequentavo il conservatorio mi mantenevo da solo facendo il bagnino alle piscine dello Stadio, assunto come dipendente comunale perché al tempo eravamo pochi con il brevetto, l’estate stavo in piscina, l’inverno lavoravo alla biblioteca”.

Subito dopo il diploma al conservatorio di Frosinone inizia a lavorare come musicista. “Uscì un’audizione – racconta – per un posto da contrabbassista nella Compagnia italiana di operetta. Feci l’audizione ad Adria, in Veneto, e mi presero. Scelsi di lasciare Terni e il posto sicuro in Comune e decisi di gettarmi nel mondo della musica. Si facevano sei mesi di tournée in inverno e due in estate. Ho girato con la compagnia di operetta tutti i teatri d’Italia, dai più grandi ai più piccoli, fino a quelli dei piccoli centri sperduti. Fu un periodo bellissimo, ma è durato solo tre anni”.

Fabrizio Zampetti nel suo ufficio

La vita corre velocemente e costringe Zampetti a cambiare binario.

“Mio padre Alessandro – racconta – morì improvvisamente a 56 anni. Era un padroncino; aveva due tir. Misi da parte il farfallino e il contrabbasso e iniziai a noleggiare quelli che erano diventati i miei tir per trasportare il materiale delle grandi tournée. La prima tournée importante a cui lavorai fu nel 1986, con i Pooh, ma era ancora noleggio dei tir. Devo dire che già nel periodo in cui suonavo nella compagnia mi accorsi che avevo un grande talento per l’organizzazione e per tutto quello che avveniva dietro al palco”. E’ in quegli anni che Fabrizio Zampetti incontra quello che lui chiama il suo padre istruttore: “Un altro ternano illustre, Giorgio Bersani, che alla fine degli anni Ottanta era nello staff che gestiva il Palatrussardi a Milano. Bersani era un vero grande; tutto quello che so in materia lo devo a lui, sia come mestiere che come rapporti umani. Nel 1991 inizio a lavorare come assistente alla produzione. Lavoro alle tournée più importanti di quegli anni. I nomi sono tanti e dovrei fare un lungo elenco. I più importanti sono Madonna e Zucchero. Passa qualche anno, siamo a metà dei Novanta, ero in tournée con Zucchero. Avevo tre giorni di off e li passai a Terni. Incontrai un mio amico, l’architetto Massimo Romani, che era il dirigente dei Lavori pubblici del Comune. Mi chiese una consulenza gratuita sul palco che stavano costruendo all’anfiteatro romano. Nel 1999, mi chiesero se avevo interesse alla gestione degli eventi all’anfiteatro. Dissi di sì. La gestione è durata vent’anni”.

“All’anfiteatro – racconta ancora Zampetti – ho portato tantissimi artisti, anche nazionali. Ogni anno usciva un cartellone. Quello di cui sono più soddisfatto è che sono riuscito a far convivere realtà nazionali con artisti o gruppi locali come la Big band del Briccialdi o la Terni in jazz orchestra il cui direttore era il compianto Marco Collazzoni”. In parallelo, Zampetti ha organizzato e organizza ancora eventi e concerti in tutta l’Umbria: al Festival dei due Mondi di Spoleto, al Lirick di Assisi, al Festival dei Borghi a Marsciano e un po’ in tutti i centri. Tutti eventi realizzati in collaborazione con la Elite agency group. “Sono stato – dice – direttore di produzione di tantissimi eventi, in Umbria e non solo, in Italia e all’estero. Nel 2019, un anno prima del Covid, sono stato un mese in Cina, a Macao, con l’Orchestra italiana del cinema. Facevo l’ispettore d’orchestra, una sorta di supervisore per tutto ciò che serve all’orchestra”. “Un evento di cui sono particolarmente fiero – dice ancora – è il San Valentino jazz; una rassegna di concerti nei locali del centro prodotti da Confartigianato di cui sono il direttore”.

Fabrizio Zampetti è il padre di uno degli eventi di maggiore successo degli ultimi trent’anni, Terni On, andato avanti dal 2010 al 2019, e incredibilmente cancellato dalla politica. “L’idea – spiega – era quella di creare a fine estate un evento importante che fosse attrattivo per la città e che incentivasse l’apertura dei negozi. Così a settembre del 2010 nacque la prima Notte bianca di Terni. L’evento, la prima volta concentrato in un’unica notte, venne organizzato in collaborazione con le associazioni dei commercianti, con i comitati di via, con Indisciplinarte che al tempo gestiva il Caos e ovviamente con il Comune che dette il patrocinio. Per lo spettacolo principale, il palco era in piazza della Repubblica, venne Giuliano Palma. C’era una discoteca sulla prua di ponte Carrara e vari spettacoli nelle vie del centro organizzati dai commercianti. Fu un grande successo, inaspettato, arrivò un mare di gente nonostante qualche minuto prima dello spettacolo fosse iniziato a piovere”.

Anche nel 2011 ci fu una Notte bianca concentrata in un’unica giornata, e anche quella volta fu un grande successo. “A questo punto – ricorda Zampetti – io e il mio amico Fabrizio Fabi decidemmo di imprimere una svolta all’evento e cioè trasformare la Notte bianca in un festival di tre giorni, sempre a fine settembre. Organizzammo spettacoli in tutte le piazze del centro e nelle vie limitrofe. C’era musica anche alla prua di ponte Carrara mentre il Caos ospitava mostre ed eventi. Ogni edizione di Terni On portò in centro un’affluenza di circa centomila persone. Tutti gli alberghi erano pieni; tutti i ristoranti erano pieni; i bar avevano difficoltà a trovare le bevande. Fummo costretti a mandare i tecnici degli spettacoli ad Orte”.

L’edizione del 2014 vide la presenza di Sinead O’ Connor, ospite del palco principale; vennero anche Mannarino, Morcieeba, Incognito e Ray Gelato.

“L’edizione del 2017 non ebbe il successo atteso a causa della pioggia. Nel 2018 e nel 2019 la giunta Latini scelse la gestione diretta dell’evento e noi sciogliemmo l’Ati”.

Poi vennero gli anni del Covid e alla fine della pandemia Terni On è scomparsa dall’agenda degli eventi cittadini: cancellata. “Non ti so dare una spiegazione sul perché – ribatte Zampetti – bisognerebbe chiederlo alla politica”. La stessa politica, pur se di colore opposto, che molti anni prima aveva cancellato un altro evento di successo: CavourArt.

“In quegli stessi anni – dice Zampetti – abbiamo inventato a Terni Le residenze artistiche. In pratica cedevamo gratuitamente il teatro A del Centro multimediale ad artisti di fama nazionale che lo utilizzavano per le prove. Vennero i Nomadi, Ron e Irene Grandi. In cambio della location gratuita del teatro, gli artisti offrivano il concerto zero delle loro tournée e l’incasso serviva a ripagare le spese. I cinquecento posti del teatro sono stati sempre riempiti”. Ma anche questa esperienza è stata cancellata dalla politica e i teatri del Centro multimediale da anni sono vuoti.

Alla fine di questa lunga carrellata di vita e di eventi la domanda, come si dice, sorge spontanea. Perché a Terni, a differenza di tante altre città, non si è riusciti a creare un evento durevole?

“Perché Terni – conclude Zampetti – a differenza di altre città non ha fin qui avuto un contenitore adeguato, quel minimo di 1500 posti che servono a richiamare artisti nazionali o internazionali per i concerti a pagamento. Un’opportunità importante che potrebbe cambiare tutto è oggi l’apertura del PalaTerni. Poi sono mancati alle varie giunte comunali lungimiranza e coraggio. Non si è mai investito veramente per entrare nel circuito degli eventi a pagamento dei big del pop italiano. Oggi più che mai, dato che il centro storico sta soffrendo, servono eventi per far vivere le piazze e renderle più sicure. Per attirare gente da fuori città in modo da far vivere le numerose attività economiche che sono sorte negli ultimi anni. Gli eventi, come ha dimostrato l’esperienza di Terni On, riempiono i locali, gli alberghi ma danno anche lavoro a facchini e tecnici specializzati, a tanta gente. E’ cultura che diverte e dà da mangiare”.