Sandro Frittella

a cura di Giuseppe Magroni
Foto di Alberto Mirimao

“Sono nato nel 1937. Faccio parte della generazione che veniva dalla Seconda guerra mondiale e sento ancora sulla testa i calcinacci del bombardamento americano su Amelia il 25 gennaio 1944”.

Sandro Frittella, amerino doc, è il decano dei carrozzieri ternani. Porta con eleganza i suoi 87 anni. “Sono un po’ sordo – scherza – è colpa delle martellate. Un tempo le carrozzerie si riparavano a colpi di martello, oggi si sostituiscono i pezzi. Negli anni d’oro dell’officina siamo arrivati a riparare cinquecento, seicento auto l’anno; dàgli e dàgli a martellare mi sono rovinato l’udito”.
Il padre è muratore ma lo zio, Mario Frittella, ha una carrozzeria ad Amelia che Sandro inizia a frequentare fin da bambino e in cui entra come apprendista dopo aver terminato le scuole medie.

Le origini

“In pratica – dice – sono nato in mezzo alle macchine. Erano anni difficili, ho iniziato l’apprendistato nel 1952, anni in cui il lavoro te lo dovevi inventare”. Frittella ruba con gli occhi e con le mani quel mestiere complesso. Resta apprendista cinque anni; nel 1958 fa il servizio di leva presso la scuola sottufficiali di Spoleto. Nel 1960, a 23 anni, si sente ormai esperto del mestiere e decide di fare il salto: apre un’officina in proprio insieme allo zio Mario; qualche anno dopo entrerà a lavorare con loro il fratello più piccolo Enrico. E’ la “Carrozzeria Frittella”, un marchio che nel corso degli anni diventerà nell’Amerino e non solo storico. “Se penso a quei tempi – ricorda l’anziano artigiano e gli occhi azzurrissimi s’inumidiscono – non c’era niente per poter lavorare, però c’era la voglia di fare, d’inventarsi qualche cosa che sarebbe servito, qualche cosa di nuovo”.

I ricordi

Adesso è il tempo dell’obsolescenza programmata e dell’usa e getta, pratiche che valgono per il telefonino, per la lavatrice ma anche per le automobili. “Allora – ricorda Frittella – riparavamo tutto: motociclette, automobili, camion, anche gli autobus. Nel 1960 iniziava il boom economico e le auto entravano e uscivano dall’officina in continuazione, soprattutto Fiat 500 e 600. I ricambi non c’erano o erano molto costosi e allora si riparava il pezzo incidentato. Che ricordi ho della prima officina? Gli attrezzi, la voglia di lavorare e la capoccia che funzionava, dovevi capire cosa fare. Quando l’auto era incidentata e storta bisognava raddrizzarla attraverso il tiraggio. All’inizio non avevamo il ponte. Ci siamo costruiti un macchinario da soli per la raddrizzatura dei veicoli: due travi, una catena e i supporti dove appoggiare la carrozzeria. Poi le lamiere venivano raddrizzate a colpi di martello, tagliate, saldate, stuccate con la spatola, rasate e riverniciate, prima con la vernice di fondo poi con quella definitiva con vari tipi di pistole. Prendevo un’auto nuova come modello e rifacevo i pezzi a occhio. Alla fine del lavoro il pezzo tornava come nuovo. La prima auto che ho rifatto completamente è stata la Fiat 600 di mio cugino Enzo. Era distrutta; erano rimasti solo il pianale e la scocca, in pratica lo scheletro dell’auto”.

Poi c’era il manuale del carrozziere, la base tecnica del mestiere, un librone verde ancora in perfette condizioni che l’artigiano oggi sfoglia con venerazione come se fosse una Bibbia. L’Italia si motorizza e cresce il lavoro. Frittella abbandona gli attrezzi rudimentali e va alla fiera di Bologna per fare acquisti: i primi banconi, nel 1966 il primo forno per verniciare, il tintometro che serve a fare l’esatta miscela di colore, i sollevatori, perché prima le auto si sollevavano con il cric. Alla fine degli anni Sessanta i dipendenti sono già una decina; ragazzi di bottega, apprendisti che poi a loro volta diventeranno carrozzieri in proprio. Il fratello più piccolo Enrico è saldamente dentro l’azienda che nel frattempo amplia il raggio di attività e si diversifica diventando poliservizi: alla carrozzeria si affianca l’officina meccanica, la riparazione e il ricambio gomme poi, in anni più recenti, il soccorso stradale e il noleggio auto.

Intorno agli anni Novanta il mestiere del carrozziere cambia radicalmente e diventa sempre più tecnologico.

DOPO IL RESTAURO

“In quegli anni – ricorda Sandro Frittella – comprammo il banco tecnologico. Uno strumento che serve a fare una diagnosi esatta dei veicoli, come fosse una risonanza magnetica: cosa c’è da riparare e come farlo. Ogni auto ha una scheda tecnologica e in base a quella si fanno le riparazioni. Oggi sempre meno riparazioni e sempre più sostituzioni di pezzi. Prima era tutto ferro, più o meno leggero, adesso le auto sono composte soprattutto di resina e alluminio. Oggi costa più riparare un pezzo che sostituirlo. Ci sono molte carrozzerie che non fanno più lavori di raddrizzatura dei veicoli perché costa molto, solo sostituzione dei pezzi. Noi siamo una delle poche officine che fanno ancora i lavori di riparazione dei pezzi incidentati”.

LA CARROZZERIA DI OGGI

Le auto storiche

Un’esperienza, una professionalità maturate nel corso dei decenni che oggi valgono soprattutto per la riparazione delle auto storiche, una passione in forte crescita: “Ne ripariamo tante – spiega il fratello più giovane Enrico Frittella, ancora in piena attività nell’azienda – in questo caso il lavoro è uguale a quello di tanti anni fa, devi recuperare il possibile perché spesso i pezzi sono difficili da trovare e quando si trovano sono molto costosi. Qualche volta arrivano auto incidentate che, come una volta, vanno messe sul banco del tiraggio. Altre volte arrivano auto completamente distrutte di cui sono rimasti solo il pianale e la scocca arrugginiti; auto che bisogna ricostruire completamente attraverso il lavoro classico del carrozziere. Certo, è un lavoro costoso per il cliente ma avere un’auto storica oggi è anche un investimento”. Tantissime le auto storiche riparate nel corso degli anni, impossibile fare un elenco. L’auto più particolare restaurata, dice sempre Enrico Frittella, “è un’Alfa Romeo Giulia spyder del 1960. Automobile che è servita al regista Marco Tullio Giordana per il film “Appuntamento a Liverpool”.
Marco Tullio Giordana è un amico e viene spesso da noi.
Abbiamo anche riparato un Maggiolino di Terence Hill che come tutti sanno è di Amelia e qui ha una casa”.

AUTO APPARTENUTA A TERENCE HILL

I riconoscimenti

Nel corso degli anni Sandro Frittella ha ottenuto diversi riconoscimenti per la propria attività svolta sempre nel segno della precisione e della costanza, uno dei quali è quello di Maestro d’opera e d’esperienza, rilasciatogli nel 2013 durante una premiazione ufficiale presso l’Ergife Palace Hotel.
Inoltre nel 2007 ha ottenuto un attestato di merito e distintivo d’oro, rilasciato sempre dalla Confartigianato.

Oggi

Dal 2018 il timone dell’azienda è in mano a Silvia Frittella, figlia di Sandro, ragioniera, entrata in officina nel 1992 come amministrativa.

“La nostra azienda ha un futuro, – dice Silvia Frittella – il lavoro è molto cambiato nel corso degli anni ma c’è.
Abbiamo convenzioni con flotte aziendali e di autonoleggio a cui ripariamo le auto.
Siamo convenzionati con le migliori compagnie assicurative a cui facciamo un servizio chiavi in mano, dalla perizia dell’incidente fino alla riparazione dell’auto incidentata.
Siamo anche molto attivi sui social. Mio fratello è morto qualche anno fa. C’è il figlio Carlo, 25 anni, che già lavora come apprendista. La speranza è che sia lui a dare seguito all’azienda, a traghettarla verso il futuro”.