Sergio Moscatelli

a cura di Giuseppe Magroni
Foto di Alberto Mirimao

Le origini

Tra un colpo di pettine, una sforbiciata e una passata di rasoio elettrico, sono sessantasette anni che cura con attenzione le teste dei suoi clienti. Sergio Moscatelli, classe 1945, è uno degli ultimi barbieri storici di Terni. Dal 1968 lavora nella barberia all’interno della galleria del Corso insieme al suo socio Alberto Persichini, che è andato in pensione nel 2016 e che però ogni sabato mattina, il tradizionale giorno di punta dei barbieri, torna ad aiutarlo.

Alberto Persichini, Angelo Ballorini e Sergio Moscatelli
Sergio al lavoro

Anche Sergio Moscatelli, originario di Papigno, è barbiere un po’ per tradizione familiare: “Mio padre era capo operaio alla fabbrica del carburo; mia madre era sarta. Non avevo grande voglia di studiare per cui mi fermai alle elementari. Mio padre disse che non ero adatto a fare l’operaio; avevo uno zio barbiere, il fratello di mamma, Amaranto Selva, e così decisi di entrare come ragazzo di bottega da lui. E il destino fu segnato”

Gli inizi

Sergio Moscatelli inizia a lavorare nel 1957, in pieno centro, in un locale vicino al Caffè Principe: “Il gestore del locale – ricorda – era Rotilio, ma lì lavorava mio zio Amaranto. Io ero un ragazzino di bottega”.

Dal salone di corso Tacito passa a quello di Corrado Galli in viale della Stazione: “E’ il 1963 e il titolare mi mette in regola come apprendista”.

La barberia del Corso negli anni Sessanta

Dal 1965 al 1966 il primo e unico stop nel mestiere a causa del servizio di leva: tutte caserme in Piemonte. “Durante il militare, facevo i capelli ai commilitoni per tenermi in allenamento. A Torino facevo i capelli anche ai marescialli e agli ufficiali; ogni tanto ci scappava pure qualche bella mancia con cui arrotondavo la decade. Mi presero in buona tanto che mi congedai col grado di caporalmaggiore. Un maresciallo insistette perché mi raffermassi, ma non ci fu nulla da fare, mi piaceva troppo il mio lavoro”.

A novembre del 1966 torna a Terni, sempre in viale della Stazione come apprendista. Ad aprile del 1968 il salto di qualità; Sergio Moscatelli entra nel salone di Angelo Ballorini, per tutti Angelo. Il salone è all’interno della galleria del Corso ed è uno dei locali più chic della città; lì dove vanno a tagliarsi i capelli e a farsi la barba i professionisti, i dirigenti dell’acciaieria, i funzionari di banca e quelli del vicino Comune, i medici dell’ospedale, i commercianti del centro. “Quella di Angelo – ricorda Moscatelli – era l’unica barberia che aveva i caschi per uomo. Un vero lusso”. La galleria del Corso era stata inaugurata dieci anni prima, nel 1958, costruita dalle ditte Pantella, fratelli Ponteggia e Giuseppe Ratini.

La galleria era piena di attività e di gente che passava sotto le sue volte a ogni ora del giorno: c’erano la Perugina, il negozio d’abbigliamento per uomo, tutti abiti di lusso, di Dante Barbetti, Domus che vendeva mobili antichi, il negozio di dischi Sinfony, Nima aveva il negozio d’abbigliamento in via Mancini ma una vetrina si affacciava dentro la galleria. Infine c’erano Barbaccia che vendeva articoli da regalo, Manni oggetti per la ferramenta, l’orefice Tarchi e Fausto, parrucchiere per donna. Il bar della galleria era Evangelisti che contendeva a Pazzaglia e al Principe il primato dei bar cittadini per qualità. Tutto il centro era pieno di negozi e di vita e il salone di Angelo Ballorini dove già da qualche anno lavorava Alberto Persichini era sempre affollato di clienti.

Il salone di oggi

“Dal barbiere – ricorda Sergio – si andava soprattutto per la barba, si lavorava tanto con la barba, fatta con il rasoio, striscia di cuoio e pietra per affilare la lama e pietra di allume per cicatrizzare le ferite. Per molti farsi la barba dal barbiere era un momento di relax, una pausa all’interno di una giornata di lavoro. Oggi nessuno va più dal barbiere a farsi la barba.

La storia

I clienti venivano in media a farsi i capelli una volta al mese: taglio classico corto; ancora andava la brillantina, solida o liquida. C’era tanto lavoro; eravamo in quattro nel salone, io, Angelo, Alberto e un altro operaio che variava”.

In quegli anni, almeno per i giovani, i capelli cominciano ad allungarsi. “Ma da noi – scherza Sergio – i capelloni non venivano. Solo clientela adulta e di un certo stile che manteneva il taglio classico. Per i giovani c’erano i barbieri Flaviano e Corrado a corso del Popolo, Franceschino detto Francis in via Angeloni poi Enrico a corso Tacito, il primo parrucchiere a Terni che serviva sia uomini che donne”.

Nel 1972, un nuovo salto di qualità, Sergio Moscatelli e Alberto Persichini diventano soci del locale insieme al fondatore Angelo Ballorini: Moscatelli da dipendente passa ad imprenditore di sé stesso. Sono gli anni scintillanti in cui la galleria del Corso ospita le grandi sfilate di moda organizzate da Dante Barbetti; a presentare ci sono Maria Giovanna Elmi e Claudio Lippi. Nel salone prima della sfilata entrano i modelli a farsi sistemare i capelli. Negli anni Settanta Terni non è la Milano da bere ma nell’aria, a parte l’inquinamento, si respira leggerezza.

Quasi si commuove, interrompendo per un attimo il taglio, Sergio Moscatelli a ricordare quegli anni: “Terni era troppo bella. Era bella Terni ed era bella la gente. Una città viva dove tutti lavoravano e dove c’era una bella gioventù. C’era ottimismo e la gente era più serena. La vita era più semplice: il padre con la liquidazione comprava la casa al figlio e spesso, soprattutto nella grande industria, al figlio lasciava anche il posto di lavoro”. Terni e l’Italia sono molto cambiate ma nel salone all’interno della galleria del Corso sembra che il tempo si sia fermato: l’arredamento è più o meno quello di quegli anni; oggi come allora c’è sempre musica a basso volume che fa da sottofondo alle sforbiciate: “Metto sempre bella musica, musica degli anni Sessanta e Settanta, Fausto Papetti, un po’ di classico rivisitato da Richard Clayderman. Sono un allievo perenne di pianoforte, a casa strimpello con la pianola”.

Oggi

Sergio durante un taglio ad un suo storico cliente

Lo standard della clientela è rimasto quello di sempre, magari più avanti con l’età, sempre il taglio classico una volta, di media, ogni quaranta giorni. Intanto anche il mestiere è molto cambiato: “Di barbieri ne sono rimasti pochi – dice Sergio – oggi va di moda l’unisex, parrucchiere per uomo, donna e bambino. I locali sono aumentati; gestiti da meno italiani e da più stranieri: cinesi, indiani, bengalesi, sudamericani, portoricani.

Sergio consiglia ancora il suo mestiere ai ragazzi: “Se gli piace sì, quello che fai ti deve piacere perché il lavoro occupa gran parte della giornata”.

Sergio ha due figlie, una è maestra e l’altra parrucchiera per donna, come la moglie Laura. Sergio Moscatelli ha 78 anni, con Alberto Persichini quest’anno festeggerà i 55 anni di lavoro insieme.

Ma a smettere non ci pensa proprio: “Faccio il barbiere da ragazzino, mi è sempre piaciuto, è il mio lavoro”.

Un cliente aggiunge: “A differenza di molti altri barbieri non è un pettegolo, non è un confessore, non è un curioso. Questo è un locale dove vige la riservatezza. Può scriverlo chiaro e tondo”.
Magari tra un taglio e uno shampoo il cliente confida qualche preoccupazione, un dolore intimo ma sa che tutto quello che dice non verrà riportato. Ecco perché la clientela resta affezionata a Sergio e ad Alberto, quando l’ex socio storico del salone torna a dare una mano il sabato mattina.