Adriano Finistauri

a cura di Giuseppe Magroni
Foto di Alberto Mirimao

Adriano Finistauri

Quattro capannoni per un totale di oltre cinquemila metri quadrati con dentro carroponti e tecnologia d’avanguardia per tagliare e piegare acciaio e leghe. Una ventina di dipendenti. Una realtà produttiva che ha alle spalle il borgo di Montecastrilli su cui svetta il campanile della chiesa. Questa è la società Sefin della famiglia Finistauri, Adriano e Renzo e i relativi figli Luca e Andrea, di cui Adriano è stato il fondatore e amministratore.

Le origini

Adriano Finistauri, settant’anni appena compiuti, diplomato all’Istituto tecnico professionale di Montecastrilli, è riuscito nel corso degli anni a crescere costantemente trasformando quella che era una piccola bottega artigiana in una solida realtà produttiva di cui andare fiero e orgoglioso. La sua storia è quella di un piccolo artigiano di paese che con intelligenza e volontà è riuscito a diventare un imprenditore di successo. La “F.lli Finistauri” poi la “Sefin” in oltre quarant’anni di attività costruisce e fa manutenzione di carpenterie metalliche, macchine per l’industria estrattiva, edile e del riscaldamento; produce arredi per casa e da giardino e da anni sta anche investendo nel mondo dell’arte collaborando con artisti di fama mondiale tra cui Beverly Peppers, in sinergia col marchio Onirico, sempre di proprietà della famiglia.

A settant’anni Adriano Finistauri non pensa nemmeno lontanamente a mettersi in riposo, “mi vedrete ancora qui per molti anni”: vuole iscriversi ad Economia aziendale, “i bilanci me li faccio da solo”, pensa a realizzare nuovi brevetti industriali e a trovare nuovi sbocchi produttivi per la sua azienda. Dalla finestra del suo ufficio guarda i capannoni e i piazzali sempre in movimento; ammira con orgoglio la croce di cavaliere ricevuta nel 2007 come riconoscimento del suo impegno. “Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica – Sorride guardando l’onorificenza incorniciata – Ci pensavo spesso quando leggendo la Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana mi andavo a spulciare una volta l’anno i nomi di chi era stato insignito dalle più alte cariche dello Stato per il merito, al lavoro e quant’altro”. Un desiderio che si realizza a giugno del 2009, preannunciato dai carabinieri della stazione locale con una chiamata improvvisa in caserma che gli fece venire qualche patema d’animo. Pensai: “E adesso cos’avrò combinato?”.

A pochi chilometri c’è la sua casa dove insieme alla moglie Antonella ha fatto crescere i due figli, Luca e Martina, di cui il primo oltre ad essere un socio di maggioranza è responsabile della qualità all’interno dell’azienda. Voglia di conquistare nuovi mercati mantenendo solide le radici nel territorio dove è nato e a cui ha portato lavoro: questa la filosofia di Adriano.

La sua vita è una corsa al galoppo. Elementari, medie e tre anni di professionali, corso di Metalmeccanica, tutti frequentati a Montecastrilli. “Ero molto bravo a scuola, alle Professionali ho imparato a fare i calcoli e a progettare; i professori insistevano perché andassi all’università, ma a casa mia non c’erano i soldi per farmi studiare”.

La storia

A diciassette anni entra in un’azienda che produce serbatoi per i camion poi passa all’Officina Ricci di Acquasparta dove resta quattro anni come apprendista fabbro. Da qui passa ancora a Nera Montoro dove entra come operaio in una ditta che montava impianti industriali con la quale gira tutta Italia e fa esperienza.

Nel 1976 si iscrive come artigiano alla Camera di commercio facendo l’operaio e nel tempo libero l’artigiano. Nel gennaio del 1979 si licenzia e decide insieme al fratello Renzo di fare soltanto l’artigiano a tempo pieno. Il primo laboratorio è il garage sotto casa e le macchine utensili le va a comprare dagli artigiani del territorio che hanno appena smesso l’attività. “Grazie ai soldi messi da parte, – ricorda – l’officina prendeva man mano forma con dentro le prime attrezzature, a volte fatte a mano. Tramite il passaparola della gente, iniziavamo a lavorare a pieno ritmo”.

La sua filosofia che resterà immutata per molti anni sarà quella di non indebitarsi, di fare il passo secondo la gamba, di guadagnare liquidità per mantenere la famiglia e contemporaneamente fare investimenti, fare crescere l’azienda. In quegli anni progetta e costruisce un prototipo per il recupero di calore, quelli che si mettono all’interno dei caminetti. Li produce a livello artigianale: “Li fabbrico ancora – racconta – e la mia soddisfazione è quando incontro qualcuno che mi dice che dopo trent’anni ancora funzionano alla perfezione”. I fratelli Finistauri iniziano con lavori da fabbro, ringhiere e cancelli, poi arrivano le prime manutenzioni e produzioni per l’industria. Il suo committente più grande sono le Fornaci Briziarelli. Per le Fornaci Briziarelli, con la sua intraprendenza ed inventiva all’interno degli stabilimenti, riesce anche ad attuare un nuovo sistema innovativo per l’estrazione della sabbia dagli essiccatoi. I brevetti industriali portano soldi; cresce il lavoro e il laboratorio costruito nel garage della vecchia casa non è più sufficiente. “Nel 1994 – racconta l’imprenditore – il Comune di Montecastrilli mi propone di acquistare un importante lotto industriale, i cinquecento metri quadrati non mi bastavano più”. Sarà in quel lotto, località Palombaro, che verrà costruita la fabbrica che, anno dopo anno, si amplierà fino ad arrivare ai quattro capannoni di oggi. Crescono i capannoni e migliora la tecnologia. Vengono buttate le vecchie macchine utensili e sostituite con nuove ad alta tecnologia. Su tutte, due impianti di taglio al plasma che tagliano le lamiere con flussi di energia, più ulteriori macchine interconnesse di ultima generazione, tra cui un impianto di taglio laser ed una pressa piegatrice ad alto tonnellaggio. Si provvede anche a formare il personale con corsi mirati di teoria, pratica e sicurezza sul lavoro.

Agli inizi degli anni Duemila arriva la recessione mondiale, quella che parte dagli Usa con la crisi dei mutui prime e sub prime e che in breve investe anche l’Europa. L’Italia entra in recessione; cala la produzione industriale e anche per la fabbrica dei Finistauri calano gli ordini.

“I soldi non entravano ed i nostri clienti, anche i migliori, iniziarono a tentennare nei pagamenti, nelle commesse, nei contatti. Nemmeno il telefono squillava più, dopo anni ed anni di suoni insistenti” ricorda l’imprenditore. L’azienda è costretta a licenziare gran parte dei dipendenti. “Fu una ferita mai rimarginata quella dei licenziamenti”. La crisi inizia a mordere nel 2008 e dura fino alla fine del 2012 e segna per le aziende del gruppo Finistauri il momento di massimo declino. La crisi costringe contro ogni sua volontà Adriano Finistauri a licenziare buona parte del comparto produttivo, tra cui il figlio Luca. “Avere vissuto fianco a fianco con i propri dipendenti – ricorda oggi con amarezza Adriano – ogni momento della giornata, ogni difficoltà ed ogni problema, ma anche ogni soddisfazione ed ogni gioia per anni e doversi poi trovare a prendere una decisione tanto dura quanto necessaria mi ha segnato profondamente, lasciandomi dentro un incolmabile senso di amarezza e di rabbia”.

Gradualmente l’economia mondiale si rimette in movimento e anche l’Italia esce dalla recessione. Il marchio Sefin riassume i vecchi dipendenti, tra cui il figlio Luca, e molti giovani che nei mesi successivi forma. Grazie all’impegno del giovane Luca Finistauri, la Sefin acquisisce le certificazioni di qualità, marchi che gli permettono di acquisire nuove commesse, anche all’estero.

Oggi

Il cavaliere, oggi anche ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica, Adriano Finistauri ha settant’anni ma pensa e lavora con la stessa energia dell’esordio. Progetta, inventa, fa migliorie, controlla i bilanci, cerca nuove commesse, coccola i dipendenti come se fossero figli capendo che un’azienda è fatta di un mix di nuove tecnologie e capitale umano. “Nonostante tutto – conclude il suo racconto – voglio essere ancora qui a cercare di fare del mio meglio per la nostra attività. È tutto cambiato, certo, ma la sicurezza della mia squadra e il lavoro fatto mi fanno ben sperare. So che un giorno lascerò tutto in ottime mani e il confidare nelle nuove generazioni mi rassicura; so che Luca e Andrea, l’altro nipote e socio di maggioranza, insieme ad un’ottima squadra continueranno e miglioreranno la strada intrapresa”.

Realizzazioni artistiche del marchio Onirico: