Marcello Lipparoni

Marcello Lipparoni, ottant’anni precisi, guarda soddisfatto la sua grande officina dalla finestra del suo ufficio di via degli Artigiani, quartiere Polymer: “Se penso che mi sono fatto dal niente posso essere soddisfatto della mia vita di lavoro”.

Meccanico riparatore di automobili; meccanico per scelta e per vocazione. Una lunga vita di lavoro e di soddisfazioni che merita di essere raccontata.

“Sono nato nel 1943 a Montecastello di Vibio, il borgo dove c’è il teatro più piccolo del mondo – racconta – mio padre faceva il calzolaio e per aiutarsi anche il bracciante agricolo. A Montecastello ho frequentato le elementari poi due anni di scuole medie, poi subito al lavoro, a quei tempi prima si iniziava a lavorare e meglio era. Sono entrato a 13 anni come apprendista in un’officina meccanica a Todi, su consiglio del mio fratello maggiore e perché mi piaceva quel lavoro, smontavo e rimontavo i motorini, ero “ficchino”. Nel 1959 la famiglia, i miei genitori e i tre figli, decide di trasferirsi a Terni e anch’io cambio officina, inizio a lavorare come apprendista da un meccanico di via Mentana”. Nell’officina di via Mentana resta tre o quattro anni poi l’allora ventenne Marcello Lipparoni entra a lavorare nell’officina Coppoli, quella autorizzata a riparare i motori Lancia, di via Primo Maggio, accanto alla concessionaria Lancia. I ternani più anziani ricordano che in quegli anni la maggior parte delle concessionarie aveva i propri saloni nel centro storico e l’esposizione della Lancia con le sue automobili di lusso sembrava proprio un salotto. Quelli trascorsi nell’officina Coppoli sono anni estremamente formativi per Lipparoni perché gli consentono di imparare a conoscere e a riparare motori estremamente complessi come quelli dell’allora prestigiosa fabbrica torinese di auto. Quando lavora come meccanico alla concessionaria Lancia conosce quella che di lì a poco sarebbe diventata sua moglie, Loredana Chiari: “Loredana lavorava come contabile in un ufficio di via Primo Maggio, ci siamo fidanzati, siamo stati insieme qualche anno poi ci siamo sposati nel 1968. Quando ho aperto la mia prima officina, si è licenziata e si è occupata della mia contabilità. Siamo stati insieme tutta la vita e mi ha sempre sorretto nelle scelte. Purtroppo qualche anno fa è venuta a mancare”.

E quando dice questa frase si commuove.

A 26 anni di età, già sposato da un anno e soprattutto ormai completamente formato come meccanico riparatore di automobili, Lipparoni decide che è giunto il momento di mettersi in proprio. “Il 17 febbraio del 1969 – racconta – apro la mia prima officina a Villaggio Italia. Un locale a piano terra di 80 metri quadrati di proprietà dell’Istituto case popolari. Un locale piccolo in cui entrava appena un ponte elevatore. A lavorare ero solo io più alcuni apprendisti. Il lavoro era tanto; lavoravo anche dieci, undici ore al giorno. I modelli da riparare erano soprattutto le Fiat: 500, 600, 850, 1100. Poi venivano anche ex clienti, professionisti, dirigenti dell’acciaieria, dell’officina di via Primo Maggio che avevano un’automobile Lancia. Questi modelli avevano motori molto particolari per cui a Terni chi aveva una Lancia doveva rivolgersi o all’officina Coppoli o a quella di Lipparoni”.

Il lavoro cresce e l’officina di Villaggio Italia diventa sempre più stretta: “Per fortuna – dice – qualche anno dopo l’inaugurazione si liberò un locale proprio sotto l’officina, sempre delle Case popolari, lo presi subito in affitto e ci misi il tornio, il bancone per le rettifiche del motore più altre attrezzature. Il lavoro era molto più semplice di quello di adesso perché il motore era tutto meccanico ed elettrico, adesso c’è l’elettronica. Le automobili duravano mediamente di più. La carrozzeria era fatta di metallo pesante; adesso di metallo e di materie plastiche. I sistemi frenanti oggi sono molto più sicuri, ma le auto sono molto più veloci per cui il rischio d’incidenti aumenta. Faccio un esempio: la Lancia Aurelia a 6 cilindri, 2500 di cilindrata, un’auto bellissima, una di quelle più ambite nei primi anni Sessanta arrivava a una velocità massima di 130, 140 chilometri orari”.

Marcello Lipparoni resta nella piccola officina di Villaggio Italia ventiquattro anni, fino al 1993, intanto sono nati i due figli, Massimo e Gianluca, che dopo gli studi decidono di affiancare il padre nel lavoro in officina. “Dovevo costruire un lavoro stabile per i miei figli – dice oggi l’anziano artigiano – e anche per questo decisi di comprare nel 1993 il primo capannone in via degli Artigiani. Qualche anno dopo si liberò un capannone davanti perché il carrozziere che lo occupava si era trasferito e decisi di acquistare anche quello raddoppiando la superficie a disposizione”.

Oggi l’officina Lipparoni dispone nei due capannoni di 6 ponti elevatori, un banco prova freni e sospensioni, un banco per la rettifica e un tornio. Per il personale, ci sono due impiegati e quattro meccanici più il titolare e i due figli. Il lavoro è un po’ cambiato rispetto all’inizio. Anzi molto.

“Oggi viene un cliente – racconta l’anziano meccanico – che si lamenta che c’è un rumore strano nel motore. Anzitutto provo l’auto su strada e mi accorgo subito se c’è un guasto meccanico, per esempio se i freni sono usurati. Poi, se non capisco il guasto, utilizzo il computer.

Ogni auto nuova che ha componenti elettroniche ha la sua presa diagnostica, generalmente sotto il cruscotto. Collego la presa con il mio computer aziendale, accendo il motore e il computer mi dice se c’è un componente meccanico o elettronico difettoso e da sostituire”.

Le automobili sono per Marcello Lipparoni lavoro ma anche una passione.

“La mia automobile del cuore – ricorda oggi – è stata una Giulia Super 1300 di colore bordeaux, tutta accessoriata, un’Alfa Romeo. Un’auto che mi sono goduta tanto. Poi una Lancia Fulvia grigia, la famosa fulvietta. Sono legato nei ricordi anche a una Fiat 132, 1600 di cilindrata, un motore molto potente, a cui misi il gancio per trasportare la roulotte. Subito dopo acquistai un camper con il quale ho girato tutta Europa. Ricordo il novembre del 1989 quando cadde il muro di Berlino. Ero curioso di vedere cosa stava succedendo lì e allora saltai sul camper e arrivai a Berlino. Il camper restò parcheggiato per tre giorni davanti alla porta di Brandeburgo”.

Alle pareti del suo ufficio ci sono foto di automobili; in un mobile modellini di auto d’epoca.

In ufficio entra il rombo delle auto in prova nei due capannoni. Auto nuove da riparare, ma anche qualche auto d’epoca. “Qualche giorno fa – racconta con orgoglio – è venuto un cliente che aveva acquistato una vecchia Lancia Flavia a Roma. Il motore perdeva olio e non riusciva a farla riparare. Ci ho messo le mani e adesso ricammina perfettamente, come se fosse nuova. Glie l’ho detto all’inizio, i motori Lancia sono particolari, bisogna conoscerli”.

Il primo amore, i motori del marchio Lancia, non si scorda mai.