“Non ho mai lavorato con le mani in un cantiere. Ho sempre fatto il geometra poi l’imprenditore”.
Giuseppe Flamini scherza, ma è uno dei più importanti imprenditori edili del territorio come dimostra la sua lunga carriera. È stato presidente di Confartigianato nonché l’ultimo presidente della Camera di commercio di Terni.



Settant’anni, ternano di Prisciano, padre operaio da Tombesi, primo di tre figli, Flamini è il classico imprenditore che si è fatto da solo. Il diploma di geometra nel 1973 poi subito a lavorare nell’impresa edile di Mauro Struzzi. “Ho iniziato – racconta – come assistente di cantiere, geometra insomma, poi nel corso degli anni sono diventato un collaboratore a tutti i livelli. Conoscevo tutto dell’impresa, e per me è stata una grande fonte di insegnamento. Nel 1990, con l’esperienza acquisita, decido di aprire un’attività in proprio”. L’impresa “Flamini geometra Giuseppe” all’inizio è minuscola; ha due dipendenti. “Il primo lavoro – racconta – è stato la ristrutturazione di un appartamento in via Borsi. Poi di seguito lavori di manutenzione e appalti, nelle case e nelle aziende, anche all’Ast”.

Il primo lavoro importante arriva nel 1994, la trasformazione dell’ex convento di San Pietro in Valle, nel Comune di Ferentillo, in residenza d’epoca. Lavoro commissionato dalla proprietà dell’ex convento, la famiglia Costanzi. Un lavoro delicato durato un anno e mezzo, vigilato giorno dopo giorno dalla Soprintendenza. “È stato un lavoro complesso, – spiega oggi Flamini – da una parte il desiderio di fare le cose nel migliore dei modi e dall’altra l’esigenza di far quadrare i conti. Alla fine siamo stati tutti soddisfatti, Pierluigi Costanzi, la Soprintendenza, e io come imprenditore”.
Le celle dei frati che diventano camere di lusso; il refettorio trasformato in sala della prima colazione con gli affreschi alle pareti perfettamente restaurati. All’interno dell’ex convento è stata ricavata perfino una spa. La residenza d’epoca di San Pietro in Valle a Ferentillo è oggi un gioiello turistico che richiama in Valnerina visitatori dall’Italia e dal mondo.
Nel 1996 apre la seconda ditta, la “Flamini costruzioni”, che si occupa solo di costruzione e vendita d’immobili. “Il momento – spiega oggi l’imprenditore – era buono per l’edilizia; l’economia ternana tirava. Acquistavamo terreni e vendevamo case. Abbiamo costruito complessi immobiliari a Stroncone, a Terni e a Rieti: i maggiori al vocabolo Tuillo, a Marmore e a Borgo Rivo. Sempre in quel periodo abbiamo ottenuto anche appalti importanti: il restauro dell’abbazia di San Cassiano a Narni, commissionato dalla diocesi, nonché il restauro di Palazzo Trinci nel Comune di Foligno. Un altro appalto importante, questo in tempi più recenti, è stato il recupero dell’anfiteatro romano a Carsulae”.

L’impresa Flamini figura oggi nella lista di fiducia del ministero dei Beni culturali e ambientali e della Soprintendenza della Regione Umbria ed è in possesso di tutte le certificazioni necessarie.
Il fatturato delle due ditte cresce negli anni e i dipendenti salgono a sedici.
Nel 1999, Giuseppe Flamini entra in Confartigianato e quasi contestualmente diventa presidente degli edili: “Ero un imprenditore edile ma mi sentivo un artigiano, anche come dimensione dell’impresa, soprattutto avevo lo spirito di chi svolge un’attività in proprio. Come presidente mi occupavo soprattutto di rapporto con i sindacati e con la Cassa edile. A Terni il momento per l’edilizia era ancora buono. L’economia spingeva e la popolazione era in crescita, soprattutto grazie all’apporto degli immigrati”. Nel 2007 diventa presidente provinciale di Confartigianato, incarico che manterrà fino al 2015. “Era difficile – dice – subentrare a un presidente storico come Orlando Leonardi, comunque credo di avere svolto bene il mio compito. La giunta di Confartigianato era forte, tutte le categorie erano rappresentate da artigiani con alle spalle imprese solide. Il mio obiettivo, oggi si dice missione, era quello di fare crescere gli artigiani attraverso formazione e aggiornamenti continui ma anche creando sinergie con le altre associazioni di categoria. Ho sempre sostenuto la massima sinergia con Confindustria considerando che moltissimi associati di Confartigianato lavorano in subappalto con aziende della stessa associazione”.
Nel 2008 entra nella giunta della Camera di commercio di cui diventa presidente nel 2014, carica che manterrà fino al 2020 quando la Camera di commercio di Terni viene sciolta per fondersi insieme a quella di Perugia nella Camera di commercio dell’Umbria. “È stata un’esperienza molto positiva, – dice oggi Flamini – essere presidente della Camera di commercio è un ruolo che ti permette di avere rapporti con le istituzioni non solo locali ma anche regionali, nazionali ed europee. Il merito principale che mi ascrivo è stato quello di aver fatto acquisire, attraverso tutta una certificazione di prodotti e di processi, il marchio Igp, Indicazione geografica protetta, al pampepato ternano. Oggi sono quattordici le aziende della provincia di Terni che hanno l’Igp per questo dolce e che esportano il pampepato ternano in tutta Italia e in tutto il mondo. Il successo dei tre giorni di evento “Sweet pampepato” ha dimostrato a tutti che il dolce tradizionale ternano, come è in altre città, può addirittura generare turismo oltre che dare un supporto importante per rivitalizzare il centro storico”.

Come è nata l’idea dell’Igp per il pampepato?
“Il progetto – racconta Flamini – è nato in simbiosi con Confartigianato, per un certo periodo sono stato presidente di entrambe. La Camera di commercio aveva a disposizione risorse economiche importanti per fare acquisire le certificazioni necessarie, le prove, cercare le ricette originali su cui si sarebbe costruito il disciplinare. Devo ringraziare Ivana Marchetti ed Eva Gentileschi, Evy, che hanno fatto da traino agli altri pasticcieri. L’Igp ha portato valore aggiunto alle pasticcerie ternane che hanno subito iniziato ad esportare il prodotto”.


Il pampepato con il marchio “indicazione geografica protetta”, secondo tutti gli operatori del settore, ha grandi possibilità di crescita. “Al tempo della concessione del marchio Igp – ricorda Flamini – facemmo un gemellaggio con Ferrara, città che come Terni ha come dolce tradizionale il pampepato, pur realizzato con ingredienti diversi. A Ferrara ogni ristorante offre come primo dolce il pampepato, è un suo marchio identitario. Si può fare anche qui. Abbiamo lavorato anche all’abbinamento del pampepato con l’amaro Viparo e con i tartufi, anche qui prodotti locali. La strada è questa: promuovere la città attraverso i prodotti del territorio. Con il progetto “Le terre di San Valentino” abbiamo lavorato molto anche per promuovere il marchio di San Valentino; i risultati sono stati altalenanti ma io ancora credo nelle immense potenzialità di un marchio legato al patrono mondiale degli innamorati che è un vescovo e santo nato a Terni. Insieme al pampepato, abbiamo promosso con successo anche molti altri prodotti tipici dell’artigianato ternano. Un grazie particolare per tutto questo lavoro lo rivolgo alla dottoressa Giuliana Piandoro, all’epoca direttrice della Camera di commercio, industria e artigianato di Terni”.
A 70 anni, Giuseppe Flamini è tornato a fare l’imprenditore edile a tempo pieno, con uno scenario completamente mutato rispetto alla Terni del suo esordio: “Il nuovo – dice – oggi è quasi fermo. La popolazione è in diminuzione, i giovani vanno fuori. L’ottanta per cento dei ternani ha una casa di proprietà. Prima la casa era anche un bene d’investimento, adesso rischia di diventare un problema.

Il nuovo campo di lavoro nell’edilizia privata oggi è principalmente il restauro: rendere antisismico un immobile, perfetta coibentazione, isolamento termico ed acustico, il riscaldamento a pavimento, risparmio energetico in modo da acquisire la classe energetica di classe A e il sistema di raccolta delle acque piovane”.
L’azienda lavora moltissimo nel campo degli appalti pubblici: “Grazie ai fondi del Pnrr – dice oggi Flamini – stiamo costruendo la nuova torre ascensore di Todi che dal parcheggio sotto la rupe sale fino al corso cittadino. A Spoleto, sempre con i fondi del Pnrr, stiamo restaurando l’antico mattatoio che verrà trasformato in museo del territorio. A Terni il Pnrr rischia di essere un’occasione perduta. Per esempio i fondi potevano essere utilizzati per realizzare l’ascensore panoramico alla cascata delle Marmore. Questo mi sembra un progetto molto valido per aumentare l’offerta turistica della cascata inducendo le persone a fermarsi per più giorni. Non capisco perché sia stato lasciato nel cassetto dalle ultime giunte comunali”.



Sempre nel 2008, il 27 dicembre, viene nominato cavaliere della Repubblica italiana, decreto firmato da Berlusconi e Napolitano. A 54 anni, è uno dei più giovani cavalieri d’Italia. “Il prefetto – ricorda – all’atto della consegna dell’onorificenza mi fece i complimenti. Vista l’età – disse – probabilmente lei avrà iniziato a lavorare presto”.
Qual è il futuro dell’edilizia a Terni?
“Il problema principale – conclude Flamini – oggi è il reperimento della manodopera. Prima gli operai edili venivano principalmente dal Sud. Era tutta gente che iniziava a lavorare a tredici anni e che quando veniva a Terni sapeva già tutto del mestiere; erano tutti operai edili completi. Oggi questi muratori esperti sono tutti tornati a casa. Oggi la manodopera è tutta straniera. Io nelle due ditte ho venti dipendenti di cui solo cinque sono italiani, compresi i due geometri, gli altri sono tutti stranieri delle più diverse nazionalità. Oggi per la manodopera il futuro del nostro settore, ma è così per tutti i settori dell’artigianato e anche dell’industria, è l’Africa. È da questo continente che arriverà gran parte della manodopera necessaria. Sono tutti ragazzi che hanno una gran voglia di lavorare ma vanno formati, ed è un problema molto complesso perché più della metà di chi si presenta non conosce l’italiano. È uno scenario impensabile solo dieci anni fa. Il peso della formazione dei lavoratori non può stare solo sulle spalle dell’imprenditore, dobbiamo essere supportati dalle istituzioni altrimenti non si va avanti”.


La conversazione con Giuseppe Flamini è interrotta continuamente da telefonate di geometri che chiamano dai diversi cantieri, di architetti, fornitori, committenti dei lavori. Tra queste, quelle dei due figli, Michela, avvocato, e Luca, ingegnere. Sono loro, che già lavorano con le due società, che continueranno il lavoro del padre.
